lunedì 22 settembre 2014

Le Roi Gignac


L'attaccante di peso è un'interessante figura. Quasi una frase fatta, ma neanche tanto.
Sicuramente una strada con più significati.


André Pierre Gignac li ha vissuti proprio tutti; li porta sulle spalle, anzi li trascina proprio come fa con il suo Marsiglia. Ne ha incarnato sia gli aspetti positivi che negativi, perchè Gignac è proprio quella tipologia d'attaccante da doppia cifra, quello che sgomita in area e gioca di sponda. Si accende soprattutto nei momenti di difficoltà, proprio quando la squadra ha bisogno di lui. Fosse un attore, sarebbe il mister Wolf di "Pulp Fiction", quello che bussa alla porta e poi ti risolve tutti i problemi. Invece Gignac ha scelto di bussare ad una porta diversa: alla "A" di attore ha preferito quella di attaccante. Sedici gol nella scorsa stagione ne hanno fatto uno dei pochi a salvarsi dalla fallimentare annata marsigliese; tredici in quella prima, dove ha realizzato addirittura il 31% delle reti stagionali del suo club. 

In questo campionato poi ha cominciato alla grande, con sei centri in altrettante uscite. Ma non basta, perchè lui è l'attaccante di peso - nel senso stretto del termine - tanto che lo scorso anno Elie Baup lo mandò in Italia per completare una cura dimagrante specifica. Baup voleva una punta scattante, e spesso gli preferiva Jordan Ayew, anche perchè - soprattutto in trasferta - i tifosi avversari avevano inventato un coro di scherno che recitava più o meno "Un Big Mac pour Gignac", riferendosi appunto alla sua particolare forma fisica. 

Ma il bilancio, nel calcio, è sempre più importante della bilancia; i gol di Gignac sono belli, importanti, mai banali. Il suo destro ha battezzato diversi portieri; lo scorso anno un suo capolavoro segnato contro l'Ajaccio ha fatto il giro del globo. Palla raccolta col ginocchio al limite dell'area e tiro improvviso sotto la traversa di Ochoa, seguito da un urlo di gioia che sprizza "marsigliesità" da tutti i pori.

Questo ragazzone è cresciuto sui caravan, figlio di nomadi, dato alla luce in un gioiello provenzale come Martigues nel 1985. Tutto il girare da ragazzino lo ha portato molto presto a Marsiglia, città della quale la sua famiglia si innamora e dopo parecchi anni di lavoro itinerante decide di stabilirsi. Lui è di casa al "Velodrome" soprattutto da ragazzino, prima di superare un provino ed entrare nel settore giovanile del Lorient dove - nel 2009 - grazie ad alcune prove pregevoli si guadagna la chiamata del Tolosa. Nella città universitaria si conquista, a suon di gol, la Nazionale, nella quale esordisce contro la Lituania in un match di qualificazione al Mondiale. Il 2010 è l'anno della svolta: l'Olimpique Marsiglia lo acquista per una cifra record, e lo porta in Costa Azzurra; i riflettori sono puntati su di lui, che lega nuovamente con una delle tifoserie più pericolose, mentre in campo i gol tardano ad arrivare. L'anno dopo Deschamps lo mette fuori rosa dopo un acceso diverbio in allenamento. Insomma, Marsiglia inizia a stargli stretta e la società prova a sbolognarlo proprio in quest'ultima sessione di mercato.

Intanto sulla panchina dell'OM arriva Marcelo Bielsa, uno che forma uomini prima ancora che calciatori. Nessun problema, perchè Gignac - se preso dal verso giusto - diventa il primo ufficiale per qualunque tecnico. El Loco capisce l'antifona, e parallelamente intuisce che le promesse della società forse altro non erano che specchietti per le allodole. Allora l'attaccante, per farsi dare fiducia, snatura le sue doti da attaccante d'area e inizia a giocare per i compagni, conservando anche il suo fiuto per il gol. E il suo score personale, almeno in questo inizio di stagione, sembra dare ragione a Bielsa. Uno che di calcio ci capisce molto. Le Roi (Gignac) non è più nudo.

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