lunedì 29 settembre 2014

L'oro nero di Marsiglia


Sembra una favola ma, almeno per ora non lo è. Capita che tu, società costretta a ripartire da zero dopo gli ultimi insuccessi sportivi, decida di affidarti a colui che rappresenta al meglio - tra tutti gli umani - il termine "progetto".

Le strade di Marcelo Bielsa e dell'Olimpique Marsiglia si sono incrociate quasi per caso, la scorsa primavera, quando il Loco - fermo da una stagione dopo l'addio all'Athletic Bilbao - era sommerso da richieste lavorative. Uno così fa gola, ma ha bisogno di stimoli; quelli che Marsiglia e l'OM gli hanno saputo dare, almeno a parole, e che lo hanno convinto ad accettare un incarico che ad oggi vede la squadra biancoazzurra guidare la classifica della Ligue 1. In questi mesi ci sono state molte difficoltà, non ultime quelle legate al calciomercato e a presunte richieste e promesse non mantenute. Bielsa non è uno che le manda a dire, ma tra una conferenza stampa in cui sbotta ferocemente ("L'unico progetto che c'è qui è fatto di menzogne") ed un caffè in panchina, il lavoro in campo è stato costantemente curato e perfezionato.

Una delle tante doti di questo vulcanico allenatore è senza dubbio il saper far rendere al massimo le risorse messegli a disposizione. Così, dopo aver rigenerato Gignac (che con Baup e, sopratutto, Deschamps trovò molti ostacoli a livello mentale), il tecnico argentino ha cominciato a valorizzare alcuni giovani presenti in rosa. Due su tutti: l'esterno Benjamin Mendy e il mediano Giannelli Imbula. Se il primo abbina un ottimo rendimento in campo a colpi di testa clamorosi fuori (con il compagno Bamba è stato fermato dalla polizia per aver fatto i 270 chilometri orari in mezzo alla città, in piena notte), Imbula è il classico prototipo di giocatore che Bielsa ama e fa esplodere, quintuplicandone il valore. Era già successo a Bilbao con i vari Iturraspe (cercato dal Bayern) e Muniain, ma Imbula ha tutto per poter ripercorrere le orme dei suoi predecessori consacrati in terra basca.

Imbula nasce a Villvorde, in Belgio, nel 1992 da genitori congolesi emigrati in Europa a causa del conflitto che impazzava in patria. Ben presto la famiglia si trasferisce a Parigi, dove lui tira i primi calci in una società satellite del PSG. Un paio di anni dopo, durante un torneo, lo avvicina un emissario del Guingamp che lo convince a trasferirsi in Bretagna per entrare a far parte del vivaio rossonero. Imbula accetta e ringrazia Parigi dell'opportunità, si sposta nel nord della Francia in una cittadina tranquilla dove crescere in pace. E i risultati non tardano ad arrivare; dopo l'esordio nella stagione 2009-10, Imbula dà una grossa mano al Guingamp nella risalita in Ligue 1 di due anni fa, vincendo anche il premio di giovane rivelazione del campionato. Inoltre, assieme al compagno Yatabarè, viene premiato dai tifosi con un riconoscimento per l'impegno profuso nell'estenuante cavalcata della promozione. L'estate del 2013 Elie Baup lo convince ad accettare Marsiglia; in una città nuova, più grande, Imbula si ritrova a giocare per una società in perenne fase di stallo. Colleziona 29 presenze, molto spesso da comprimario, e di colpo i 3,5 milioni spesi dall'OM per aprire il prestito con riscatto (fissato a 7,5) sembrano un cifra a perdere. Fino a quando arriva Bielsa, che - tanto per capire a fondo la situazione - chiede al presidente un centrocampista di spessore vedendosi rispondere con un trequartista leggerino (Barrada) e con il difensore brasiliano Doria. 

Imbula diventa titolare fisso, già dall'esordio contro il Bastia. L'evoluzione si vede, e trova l'apice nell'ultima settimana. Tiro da fuori nello 0-5 con il Reims e altro sinistro imparabile nel 2-1 di domenica al Saint Etienne. Giannelli è ormai il fulcro della manovra marsigliese; schierato in mezzo assieme a Romao, compone una delle dighe più affidabili del campionato. Cuce e taglia, gioca una mole impressionante di palloni e nelle statistiche sviluppate fino ad oggi, è il centrocampista che ha sbagliato meno passaggi di tutti in percentuale. E pensare che in passato veniva additato a buon mediano o poco più.

In generale, a Marsiglia si sta vivendo una sorta di spettacolo. Il Velodrome è diventato un teatro, dove gli attori protagonisti cambiano a seconda del prodotto che Bielsa - il direttore - decide di inscenare. Dopo aver iniziato la stagione con il 3-3-1-3, l'allenatore argentino da un paio di gare sta limando un 4-2-3-1 per dare più protezione alla fase difensiva, sfruttando i mille polmoni di Dja-Djedje e le intuizioni offensive di un attacco dove Ayew e Gignac sembrano aver ritrovato lo smalto dei tempi. Certo, è presto per fissare un obbiettivo, ma la sensazione è che se la fortuna e gli infortuni preserveranno il gruppo portante della squadra, il terzo posto potrebbe non essere un miraggio. Nel frattempo, in mezzo al campo Imbula si tiene la sua maglia da titolare che difficilmente gli verrà sfilata. E chissà che il prossimo anno quel numero 25, in settimana, non possa venir sistemato in un armadietto per essere pronto all'uso.

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