martedì 9 settembre 2014

Porto e Benfica, botteghe care in Portogallo



Porto e Benfica? Negozi per pochi, possibilmente danarosi. Il mantra che si ripete ormai da anni è diventato un'abitudine. Piacevole, soprattutto per i tifosi delle superpotenze portoghese che nonostante ogni hanno vedano sistematicamente smantellare il loro club del cuore, riescono sempre ad essere competitivi in Europa grazie alla preparazione di dirigenti capaci di andare a prendere giocatori per pochi spiccioli (magari in paesi meno battuti) e crearne vortiginose plusvalenze.



E se in Italia si invidiano (giustamente) le doti dell'Udinese, club che alza tappeti in tutto il mondo alla ricerca del talento grezzo ma puro, l'ultimo lustro di Porto e Benfica è stato più che positivo in termini economici. I ricavi dalle cessioni eccellenti sono stati esorbitanti, a volte esagerati, basti pensare ai 40 milini di euro che qualche settimana fa il Manchester City ha scucito per accaparrarsi Mangala. Questo perchè in Portogallo c'è sì l'esigenza di vendere (per vari motivi, ma principalmente perchè la Superliga non è un top campionato), ma non di svendere. 

Lo sanno bene ad Oporto, nel nord del paese, dove le cessioni per finanziarsi sono all'ordine di ogni sessione di mercato che si rispetti, con un occhio attento anche a ciò che succede in campo. Nel post Mourinho i Dragoni hanno continuato a dominare in patria tenendo sempre i conti in ordine, e togliendosi anche qualche soddisfazione europea. Tutto è iniziato nell'estate del 2010, quando per fare cassa vennero ceduti due dei pezzi grossi della rosa che rispondevano ai nomi di Bruno Alves e Raul Meireles per una cifra totale di 35 milioni di euro, 22 dei quali entrati dallo Zenit che fece una follia per assicurarsi le prestazioni del centrale portoghese. I tifosi storsero il naso, ma a fine stagione arrivò - oltre al titolo - anche l'Europa League vinta 1-0 contro lo Sporting Braga. Non male, ma è solo l'inizio. Già, perchè i capolavori di mercato sono continuati negli anni a venire; l'estate successiva è quella dell'addio di Falcao, acquistato dall'Atletico Madrid per il "modico" prezzo di 47 milioni di euro circa. Fu l'unica cessione, ma dolorosa. Nel 2012 lo Zenit torna a bussare, e stavolta l'obbiettivo è Hulk, ceduto all'ultimo minuto di mercato in cambio di un altro "quarantello". A gennaio fu il turno di Alvaro Pereira e Fredy Guarin. Poi, sei mesi più tardi, è il Monaco a fare spesa in Portogallo: per circa 70 milioni, assicurandosi l'accoppiata James Rodriguez - Moutinho. Gli ultimi ceduti a peso d'oro sono, infine, il già citato Mangala, raggiunto al City da Fernando, e Iturbe, per il quale il Verona ha staccato un assegno da 15 milioni per poi girarlo alla Roma.



Anche l'ultimo quinquennio del Benfica però non è stato niente male. La cessione più importante e remunerativa è stata quella di Axel Witsel, anche lui passato allo Zenit, dal quale le "Aguias" hanno incassato circa 40 milioni. A scendere, colpacci in uscita possono essere considerati Di Maria, Fabio Coentrao, Lazar Markovic, mentre 20 milioni per Javi Garcia al tempo sembrarono equi, ma dopo l'esperienza al Manchester City il mediano non ha confermato le attese. Altri nomi? David Luiz e Ramires, partiti nel 2010 per quasi 50 milioni totali; oppure il portierino Oblak, erede di Courtois all'Atletico e potenziale da top-5 nel prossimo futuro. Ah, c'è anche André Gomes, mediano classe 1993 acquistato per cinquantamila euro dal Boavista e ceduto al Valencia con un riscatto fisso esorbitante. La storia che però merita di essere raccontata è senza dubbio quella di Nemanja Matic. Perchè? Semplicemente perchè spiega chiaramente che nel calcio non ci si può improvvisare. Nel 2009 il Chelsea paga poco più di un milione e mezzo al Vitesse per prelevarne il cartellino, lo tiene fino al 2011 per poi cederlo in gennaio al Benfica valutandolo 5 milioni nell'affare David Luiz. Ma l'affare lo fanno i portoghesi, che lo valorizzano a tal punto che nel 2014 i Blues ne devono sborsare il quintuplo per riprenderselo. Un capolavoro. Insomma, quando si parla di botteghe care è sempre meglio dare retta a chi lo afferma. Nel caso poi si parlasse di Portogallo, gli occhi spalancati sono d'obbligo.



Nessun commento:

Posta un commento