venerdì 24 ottobre 2014

Il bomber che infiamma Guayaquil


Nell’ultima sessione di mercato l’allenatore uruguagio del Barcelona, Rubén Israel, non ha avuto dubbi. Mancava un terminale offensivo dopo i vari frombolieri passati da Guayaquil negli ultimi anni; e così, dopo un’attenta valutazione, si è virato su un argentino che oggi sta pienamente ripagando la fiducia del club ecuadoregno.

Classe 1983, attaccante scafato ma ancora cannibale sotto porta, Ismael Blanco è la bocca da fuoco di un Barcelona primo in classifica e deciso a riptere il titolo del 2012, quando con un grande semestre i Toréros tolsero il monopolio dei trofei ai rivali di sempre dell’Emelec. Con 7 gol in altrettante presenze, Blanco si appresta ad un testa a testa anche per la classifica dei cannonieri, che vede primeggiare Bolaños – esterno dell’Emelec – molto più discontinuo dell’ex AEK Atene.

RE DI GRECIA - Già, l’AEK. Un club che per Blanco ha rappresentato molto, lanciandolo nell’Olimpo (e dove sennò?) del calcio europeo per diverse stagioni. Nato a Santa Elena, provincia di Santa Fé, questo ragazzo cresce nel viviaio del Colon  esordendo in prima squadra nel 2002. Con il Sabalero gioca cinque stagioni, ma nel 2004 un brutto infortunio ai legamenti crociati di un ginocchio ne mina serenità e carriera. Al rientro trova poco spazio, così dopo un prestito in Paraguay (al Libertad), arriva la prima grande occasione. Blanco si trasferisce all’Olimpo, e tra il 2006 e l’estate del 2007 mette insieme la bellezza di 33 reti, vincendo entrambe le classifiche dei marcatori dei semestri argentini. Dopo aver salvato l’Aurinegro, l’AEK lo porta in Grecia, dapprima in prestito, per poi riscattarlo al termine della prima stagione giocata in giallonero. Blanco ha subito un impatto positivo sul club ateniese, con il quale esordisce anche in Europa (in una partita contro i Red Bull Salisburgo) e finirà per giocarci quattro campionati interi, con 68 gol e la soddisfazione di una chiamata in nazionale senza però esordire.

IL DECLINO - Il San Luis decide di portarlo in Messico, e da qui la storia prende una brutta piega. Blanco sente il riacutizzarsi di un vecchio problema al ginocchio, gioca poco e segna pochissimo, decidendo di ritentare l’avventura europea in Polonia, al Legia. Ma anche Varsavia non è generosa di soddisfazioni per questo attaccante che trova poco minutaggio. Gregory Makos, colui che lo aveva fortemente voluto all’AEK, intanto è diventato allenatore del Monaco 1860, in Zweite Bundesliga, e decide di dargli un’altra opportunità; quando le cose sembrano svoltare, alcuni problemi famigliari lo costringono a chiedere la cessione per tornare in Argentina, dove il Lanus lo accoglie al posto del fratello Sebastian (anche lui cresciuto nel Colon), fiducioso che l’aria di casa possa disincepparlo. Un paio di campionati discreti, ed ecco la chiamata del Barcelona.

PUNTO FERMO - Israel lo adora, lui segna in tutti i modi. La tripletta nell’ultimo turno di Primera Division – segnata ad El Nacional – mette in mostra tutto il meglio del repertorio di Blanco, che a Guayaquil è ormai diventato un idolo della tifoseria nonostante le poche (per ora) presenze. Nel suo club gioca come riferimento offensivo, come da richieste tattiche, sgravato da ogni compito di copertura, ma venendo chiamato a movimenti per aprire spazi alla pletora di mezzepunte presenti in rosa. “Che segni io o un altro non importa – fa sapere ad El Espectadorl’importante è vincere. L’obiettivo è il Clausura, per poi giocarci il campionato“. Blanco è un tipo strano: nel 2007, dopo un gol al Veria prese un’ammonizione per aver esultato con la maschera di Zorro, e pochi giorni fa – dopo la tripletta – ha mostrato una maglietta in onore della madre, vista la festa che si celebrava proprio domenica. Il suo sogno rimane tornare nella società che lo ha lanciato: “Il Colon è la squadra per cui tifo, ma prima ho una missione da compiere qui“. E chissà che, dopo Edgardo Bauza, anche Blanco possa diventare un “argentino d’Ecuador“.

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