martedì 4 novembre 2014

L'Asia si tinge di biancorosso: ai Western Sydney la Champions League


Festa grossa a Parramatta. I Western Sydney Wanderers si laureano campioni continentali d'Asia battendo nella doppia finale l'Al-Hilal saudita, al termine di 180 minuti di fuoco culminati con la stoica resistenza in terra araba degli australiani.


La finale di Riyadh è stata infuocata; dopo l'1-0 dell'andata firmato da Juric, gli australiani si sono trovati a lottare in una bolgia da 70 mila persone munite di laser per aiutare i padroni di casa a ribaltare il parziale. A favore però c'era un arbitro davvero mediocre, il signor Nishimura, che non vede due rigori netti per l'Al-Hilal. Insomma, come epilogo thriller non ci si poteva aspettare di più.

Per i Wanderers è un record mondiale: nessun club ha mai vinto la Champions League - in qualsiasi continente - dopo soli tre anni dalla propria fondazione. In effetti la loro storia è particolare, e si può riassumere semplicemente notando come nel 2010 i Western Sydney vennero fondati ufficialmente e - dal 2012 - si siano disimpegnati alla grande in campionato, collezionando due secondi posti in A-League. La maledizioni delle finali perse si è finalmente fermata, così che finalmente Tony Popovic ed i suoi siano riusciti a festeggiare un titolo insperato. 

Già, insperato ed imprevedibile, dato che sin dall'inizio gli Wanderers hanno messo in fila avversari di tutto rispetto, trovando l'impresa ai quarti di finale dove sono stati messi in riga i campioni in carica del Guangzhou Evergrande. "Abbiamo capito che potevamo farcela dopo aver passato i quarti in Cina - ha detto Popovic poche ore dopo la premiazione - perchè lì abbiamo fatto vedere di essere capaci a giocarcela con tutti". Ed in effetti così è stato, per mano anche del tecnico classe 1973 nativo proprio di Sydney. Popovic fu il profilo scelto per lanciare il brand Wanderers due anni fa, e il bilancio ad oggi non può che essere positivo nonostante la pessima partenza in campionato. 

Diversi invece i volti in campo di questo trionfo. In copertina, un po' per meriti acquisiti ed un po' per patriottismo, ci mettiamo Iacopo La Rocca, centrocampista che in Italia era uno dei tanti, ma qui si è ricostruito unimmagine tanto da prendersi occasionalmente la fascia di capitano. "E' la mia più grande gioia sportiva di sempre", confessa La Rocca con le lacrime agli occhi e la soddisfazione di essere entrato nella miglior formazione della competizione. A La Rocca fa eco il brasiliano Victor Saba: "Quando ho deciso di lasciare Brescia per l'Australia tutti mi chiedevano se fossi scemo. Beh, oggi chi ha ragione"?
I WSW sono anche la squadra che ha proposto il miglior calcio per gran parte della stagione; con il suo 4-2-3-1 molto europeo, Popovic ha inserito le pedine giuste nei ruoli chiave, affiancando giovani da lanciare ad un'intelaiatura robusta e collaudata. Il portiere Covic, il centrale Topor-Stanley ed il mediano croato Poljiak fanno parte del club dal giorno dell'esordio, Simon Cole e il ficcante Golec compongono un'ottima coppia di terzini molto bravi a spingere sulla fascia, zona nella quali i nuovi campioni hanno messo in difficoltà l'Al-Hilal nella doppia finale.

Già, alla squadra allenata dal romeno Reghecampf è mancato poco per poter piazzare l'acuto finale in un torneo dove non era nemmeno partita tra le pretendenti. L'ottima campagna in Champions saudita è dovuta in gran parte ai gol di Nasser Al-Shamrani, capocannoniere con nove reti; l'attaccante classe '83, una carriera spesa in patria (dove nell'ultimo campionato ha segnato ben 21 gol), ha segnato con regolarità fino alle semifinali, con l'apice della doppietta raggiunto proprio nella sfida all'Al Ain dell'altro pretendente alla classifica, Asamoah Gyan.Purtroppo Al-Shamrani è stato protagonista di due brutti episodi durante la finale di ritorno: il primo - un pugno a palla lontana rifilato a Spiranovic - non è stato visto da una pessima terna, mentre le telecamere hanno catturato benissimo lo sputo verso i giocatori che festeggiavano a fine partita.

Come si poteva supporre, i Western Sydney fanno incetta di riconoscimenti anche fuori dal campo: Tony Popovic vince il trofeo di miglior allenatore, Ante Covic quello di miglior giocatore (il portiere è stato quello meno battuto di tutti, con il merito di aver parato un rigore decisivo ad Elkeson nei quarti), mentre nella Top-11, oltre al già citato La Rocca, trovano spazio Topor-Stanley, Polijek e Mark Bridge.

Molto belle le immagini di contorno, arrivate dal centro di Sydney, dove davanti alla "Town Hall" si sono radunate più di 5 mila persone davanti al maxischermo messo su dal comune. Erano le 4 e 30 di mattina, ma nella città dove da due anni i Wanderers si propongono come risposta ai borghesi "skyblues", il cielo si è colorato di biancorosso.

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