venerdì 28 novembre 2014

Pakhtakor, Babayan e Sergeev: in archivio la stagione uzbeka


L'inverno, la neve ed il silenzio calano inesorabilmente sull'Uzbekistan. A metà strada tra Europa ed Asia ormai a calcio non si gioca più; le temperature rigidissime non permettono alle federazioni di stilare calendari compatibili con quelli degli altri paesi, tanto che - soprattutto a Tashkent e dintorni - da novembre a metà marzo nulla sia muove e il paese si riposa.


La Uzbek League di quest'anno ha avuto una squadra unica al comando, il Pakhtakor, club che assieme al Bunyodkor (già, quello che qualche stagione fa ingaggiò Rivaldo) rappresenta l'élite a queste latitudini. Affiliata alla confederazione asiatica, la federazione uzbeka ci ha messo molto ad emergere nella polverosa realtà ex sovietica sin da quando (correva l'anno 1992) si fondò una lega autonoma come conseguenza alle vicende storico politiche di quella che fu l'URSS. Proprio in quell'anno il Pakhtakor vinse il suo primo titolo dei dieci raggiunti con il campionato appena conquistato, una decina di giorni fa, con lo 0-1 esterno sul retrocesso Andijan.

Il tecnico Babayan

L'annata degli "Sherlar" (in uzbeko, "i leoni") è stata trionfale, prova ne sia quel numero zero scritto dentro la casellina alla voce "sconfitte" che ha permesso alla truppa allenata da Samvel Babayan di aggiudicarsi il torneo con diverse giornate dal titolo ed un record particolare. Infatti il Pakhtakor ha vinto le ultime sedici partite stagionali, un filotto che potrà essere continuato dal prossimo anno dal club di Tashkent, quando inizierà un'altra edizione del campionato locale. Classe 1955 e baffo alla Stalin perfettamente curato, Babayan è un personaggio particolare e talvolta vulcanico; oltre a ricoprire la carica di allenatore, è anche il manager del club, per il quale conduce la campagna acquisti in totale autonomia e sceglie lo staff che più lo convince. Ma sono i suoi atteggiamenti a renderlo un'icona del mondo calcistico uzbeko, dal rapporto con i giocatori fino ai metodi estemporanei di allenamento. "Dopo l'ultima sconfitta dello scorso campionato - racconta divertito il difensore serbo Miladinovic, uno dei due stranieri in rosa - il mister ci portò in montagna, sulla riva di un fiume, e ci fece fare il bagno nell'acqua gelida con la temperatura sotto allo zero". Un'esperienza, "ma non era una punizione - conclude Miladinovic - serviva per farci ricordare cosa fosse un sacrificio".

Sergeev in azione con l'Uzbekistan

Il 4-3-3 di Babayan non ha avuto problemi a sbarazzarsi della concorrenza, e oltre al già citato difensore goleador Miladinovic (cinque reti per lui in stagione, tutte di testa), nel Pakhtakor ha brillato la stella di Igor Sergeev. Capocannoniere della squadra con undici centri, la giovane mezz'ala è ormai diventata un jolly importantissimo tanto da ricoprire diversi ruoli durante l'anno. Da centrocampista centrale a mezzapunta, fino a giocare esterno destro per sfruttare il suo ottimo tiro mancino a rientrare. Esploso con la maglia dell'Under 20, nel post mondiale ha fatto parte stabilmente del gruppo che si è giocato la qualificazione a Brasile 2014 mettendosi in mostra più volte. D'altronde l'Uzbekistan sta crescendo molto, soprattutto a livello giovanile, e proprio il club di Tashkent è la scuola che consegna più giocatori alle varie rappresentative, assieme ai rivali del Bunyodkor.

Sono proprio loro la grande delusa del 2014, con un quarto posto anonimo che a nulla serve se non a recriminare su ciò che poteva essere. Alla prossima Champions League asiatica, assieme al Pakhtakor, parteciperà la Lokomotiv (altra squadra della capitale) seconda classificata. Retrocedono Andijin e Sogdiana, mentre il turkmeno Artur Geworkyan (Nasaf) si è laureato capocannoniere con 18 reti.

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