martedì 9 dicembre 2014

Intervista Tripla - La J League 2014 raccontata da Marlia, Anello e Silvestri



Nel weekend appena concluso è passata agli archivi la stagione 2014 di J League. La massima espressione giapponese ha consacrato il successo dei Gamba Osaka, che hanno trionfato con cucito addosso lo status di neopromossa, sparigliando le carte e rovesciando ogni possibile pronostico. La volata finale è stata appassionante, un testa a testa conclusosi sabato mattina proprio tra il club di Osaka e gli Urawa Reds, sconfitti clamorosamente in casa contro ogni immaginazione. Campionato imprevedibile, ricco di spunti e tutto da raccontare. Per questo il blog, nel suo consueto giro di interviste, oggi chiama ad intervenire ben tre esperti di calcio nipponico; il primo è l'agente FIFA bolognese Emanuele Marlia, grosso conoscitore (soprattutto per lavoro) di tutte le sfaccettature del movimento. Il secondo è Gabriele Anello, stimato collega blogger, sulle cui pagine web potete approfondire in maniera esaustiva questo argomento; il terzo è un amico giornalista, Alex Silvestri.

Partiamo dalla fine. Gamba ed Urawa sono arrivate all'ultimo turno con la possibilità di vincere il titolo. Alla fine il club di Osaka l'ha spuntata, ma i novanta minuti finali sono stati emozionanti.

Emanuele: "Un finale al cardiopalma, con entrambe le tifoserie intente a seguire con gli occhi il match della propria squadra del cuore, ascoltando cosa stava succedendo sul campo dei rivali. Alla fine la vittoria è andata ad Osaka, ma onore ad entrambe le squadre per l’ottima stagione".

Gabriele: "J-League is mad, bro", direbbe qualcuno negli Stati Uniti. Nonostante abbia visto tanto calcio nella mia vita, alcuni finali della J-League sono straordinari. In teoria gli impegni di Urawa e Gamba erano facili. I primi giocavano contro un Nagoya in vacanza, i secondi erano in trasferta sul campo del Tokushima retrocesso da quattro giornate. Eppure il Tokushima si è difeso bene e ha meritato il pari. Invece, il risultato dell'Urawa (sconfitta per 2-1) è fin troppo leggero: il Nagoya ha giocato un gran partita".

Alex: "Senza dubbio! Anzi aggiungerei che anche gli Antlers avevano una piccola opportunità, non sfruttata. Ahimè (lo dico da tifoso Kashima). Sinceramente al gol di Makino dopo 2 minuti e con il Gamba inchiodato sullo 0-0 ho pensato che potesse verificarsi un altro ribaltone".

Vince il Gamba dunque. Una neopromossa. E' la seconda volta che una squadra arrivata dalla seconda divisione riesce ad imporsi immediatamente. Vedi analogie tra questa vittoria e quella del Kashiwa?

Emanuele: "Il paragone ci può stare. Nella stagione 2011 la vittoria del Kashiwa Reysol è stato il risultato di una corsa a tre con Nagoya Grampus e Gamba di Osaka fino all’ultimo. Sicuramente un’ottima organizzazione societaria favorisce un ritorno rapido in J.league e permette di realizzare gli obiettivi prefissati. Fatta questa premessa le due conquiste del titolo sono dovute a talenti cristallini che si sono dimostrati superiori agli altri giocatori della J.league. Nel 2011 il Kashiwa metteva in campo una squadra competitiva, che si affidava alle ali brasiliane Domingues e Wagner, alla punta Junya Tanaka, attualmente allo Sporting Lisbona e ai giovani Masato Kudo e Hiroki Sakai. Anche il Gamba di quest’anno si è affidato ad una base molto interessante, ma a differenza del Kashiwa del 2011, ha pagato un iniziale periodo negativo dovuto ad alcune assenze importanti come quella di Usami". 

Gabriele: "Qualcuna sì. Innanzitutto una guida tecnica e un'altra sul campo a decidere delle sorti del campionato: Kenta Hasegawa come Nelsinho Baptista, Yasuhito Endo come Leandro Domingues. Poi un gruppo di giocatori che ha spiccato il salto qualitativo negli ultimi due anni, una crescita graduale. Tuttavia, a distanza di tre anni, penso sempre che il titolo dei Kashiwa sia stato più incredibile: quella corsa al titolo fu aperta a tre squadre e i gialli di Chiba rimasero in testa per tutto il campionato".

Alex: "No, a mio parere no. Quella dei Reysol è stata sostanzialmente una favola divenutà realtà giornata dopo giornata con un gruppo solido ed un ottimo allenatore. I Gamba invece sono una grande del calcio giapponese, c'era da stupirsi per la retrocessione. Certamente non una vittoria scontata, un qualcosa di simile ad una impresa ma diversa da quella dei kashiwa Reysol del 2011".

Takashi Usami (Gamba Osaka)

Quali sono stati i protagonisti principali di questa cavalcata vincente? E soprattutto, ritieni questo successo meritato?

Emanuele: "Il successo è meritato e presumo sarebbe stato ancora più netto se Hasegawa avesse potuto contare su alcuni giocatori fondamentali dall’inizio di questa stagione, come il già citato Usami ed il brasiliano Patric. Una squadra competitiva con una struttura solida: tra questi bisogna citare sicuramente il capitano Endo, il veterano Konno e la punta Usami, fondamentali per l’obiettivo raggiunto". 

Gabriele: "Hasegawa è l'indiziato numero uno. Non allenava dal 2010, quando aveva lasciato Shizuoka e lo Shimizu S-Pulse, i colori di una vita in panchina e sul campo. Il suo rientro è avvenuto in silenzio, ma lui ha lavorato bene e ha creato un ottimo gruppo. Tra i giocatori, Endo merita sempre una menzione speciale. Poi direi Higashiguchi, Usami, Patric, Hiroyuki Abe e anche Fujiharu".

Alex: "Nel calcio sostanzialmente chi vince quasi sempre merita il successo. In questo caso però si può definire un merito al 50% del Gamba ed al 50% un demerito degli Urawa Reds. Sicuramente Takashi Usami e l'eterno Yasuhito Endo".

I delusi per eccellenza sono dunque gli Urawa Reds. Cos'è mancato alla squadra di Petrovic per dare quella spallata decisiva al titolo?

Emanuele: "Petrovic è stato fondamentale nella costruzione di questo Urawa Reds e nell’ottenere buoni risultati durante questa stagione. Sicuramente è tra gli allenatori, che di più si sono integrati nella realtà giapponese. Con la cessione, prevedibile, a maggio, di Genki Haraguchi è venuto a mancare un elemento chiave del 3-4-2-1 del mister serbo. Inoltre sono mancati dei giocatori che garantissero una continuità realizzativa in attacco: troppo poco ha fatto Tadanari Lee e non esisteva un’alternativa reale a Koroki e Kashiwagi, che si sono sobbarcati sulle loro spalle la maggior parte delle azioni offensive. Nelle ultime sei giornate è avvenuto un vero crollo psicologico che è stato definitivo con la sconfitta nello scontro diretto con il Gamba". 

Gabriele: "Credo che la definizione di chokers sia quella perfetta. Gli è mancato lo scatto finale. La squadra era favorita a inizio stagione, perché è forte e ha una rosa lunghissima. In più, non aveva l'incombenza della Champions League asiatica. Tuttavia è mancato l'ultimo sforzo: gli Urawa Reds hanno fatto sei punti nelle ultime sette partite. Un po' poco... chissà se Petrovic avrà un'altra chance".

Alex: "Personalmente penso che sia stata una questione psicologica. Ad un passo dal traguardo non hanno saputo reggere la pressione del successo vicino. Arrivare a 3 turni dalla fine con un +5 sui Gamba e con lo scontro diretto in casa e poi perdere clamorosamente il titolo, non può essere altro che dovuta ad una questione di testa".

Diego Forlan (Cerezo Osaka)

Se una metà di Osaka festeggia, l'altra piange. A cos'è dovuto questo crollo del Cerezo?

Emanuele: "Lacrime di gioia per il Gamba, di tristezza per il Cerezo. Una stagione iniziata male e terminata nel modo peggiore possibile, ma in fin dei conti ciò era prevedibile. L’affare Forlan è stato un fallimento sia per la società che per il giocatore, mai veramente integratosi nella squadra di Osaka. La cessione di Kakitani, mai sostituita degnamente, l’infortunio di Yamaguchi e la mancata crescita psicologica di Minamino sono stati elementi chiave di questa stagione da dimenticare. Se a questo si aggiunge un reparto difensivo non all’altezza, difficilmente si può salvare qualcosa da questa stagione". 

Gabriele: "Anche qui si parlava di una squadra favorita a inizio stagione. Magari non avrà avuto la profondità di panchina che avevano a Saitama, però la squadra c'era. All'inizio si pensava che il problema fosse il tecnico Ranko Popovic. Tuttavia, quando è stato cacciato, si è capito poi che i guai risiedevano altrove. Forse un gruppo poco unito, colpito da diversi infortuni. Sopratutto, è sembrato un gruppo debole dal punto di vista psicologico: qualche settimana fa hanno rischiato di perdere persino contro il Tokushima ultimo in classifica".

Alex: "La J-League sa sempre sorprendere, chi lo avrebbe mai detto che due anni fa i Gamba sarebbero retrocessi? Quest'anno è toccato clamorosamente ai cugini. Non riesco a spiegarmi un tale K.O., nonostante la partenza di Kakitani i buoni giocatori non sono certo mancati nella rosa dei Cerezo". 


La retrocessione di quest'ultimi avrà ripercussioni? Riusciranno a risalire? E, soprattutto, quale sarà il destino dei due personaggi copertina, Cacau e Forlan?

Emanuele: "Spero che la retrocessione serva a far ripartire un progetto sui giovani, come già accaduto in passato con un Cerezo in grado di trovare ottimi talenti sondando le più competitive scuole calcio nipponiche. Riguardo Cacau e Forlan, penso che entrambi i giocatori non verranno riconfermati ed immagino si torni a puntare su qualche talento cresciuto in casa da far giocare con maggior continuità, con l’obiettivo di tornare su presto". 

Gabriele: "La storia giapponese è piena di grandi che cadono. Proprio il Gamba è retrocesso nel 2012. Il difficile è risalire: se si riesce a creare coesione e unione d'intenti, con una buona squadra la promozione è facile da ottenere. Poi però ci sono anche i casi come quelli del Kyoto Sanga o del JEF United: rischi di rimanere imbottigliato in J2 per anni. Cacau ha già detto di voler rimanere per tentare la risalita: del resto, in Germania non lo attendono a braccia aperte. Per quanto riguarda Forlan, non saprei: ha un contratto pesante e il suo rendimento è stato in linea con il declino che ha caratterizzato gli ultimi tre anni della sua carriera. Le ultime gare le ha passate in tribuna, dubito che rimanga. I due comunque non si sono fatti una pubblicità: dopo la retrocessione, sono stati beccati a ridersela di gusto. I tifosi non hanno gradito affatto..."

Alex: "Come già anticipato i buoni giocatori non mancano, probabile che alcuni di loro possano partire ma i Cerezo Osaka hanno dimostrato in passato di riuscire a sfornare bei talenti, come Kagawa, Kiyotake. Quindi direi che per loro si prevede un 2015 da purgatorio con immediata risalita e poi visto che ci sono riusciti i Gamba magari anche loro nel 2016 potrebbero festeggiare il titolo. Forlan è stato una delusione clamorosa e penso che lascerà il Giappone. Cacau non è arrivato da molto e penso potrebbe restare per dare una mano nella scalata alla J-League".

Il talentuoso Shibasaki

Passiamo ai giovani. Quali talenti si sono messi in mostra in questo 2014?

Emanuele: "Ne cito tre come esempio, ma ce ne sarebbero parecchi da segnalare. Per primo voglio evidenziare l’ottima stagione di Gaku Shibasaki, che ancora non ha fatto vedere il cento per cento del suo potenziale, ma che sotto la guida di Toninho Cerezo è cresciuto esponenzialmente in questi ultimi anni. Ottimo nel trovare gli spazi a centrocampo e bravo nell’impostare il gioco. Un altro giocatore da segnalare proveniente anche lui dagli Antlers, è la seconda punta Caio. Il brasiliano in questa stagione ha realizzato otto goal, ricoprendo anche il ruolo di ala. Infine l’ala destra del Vissel Kobe: Keijiro Ogawa. Buone prestazioni per lui, soprattutto sul finale di stagione, che fanno ben sperare per il futuro per questo giocatore che può ricoprire più ruoli in attacco". 

Gabriele: "Se dovessi fare un paio di nomi, intanto menzionerei sicuramente Yoshinori Muto: il fantasista dell'F.C. Tokyo l'anno scorso faceva la panchina, quest'anno ha fatto 12 reti e si è guadagnato un posto in nazionale. Siccome è un classe '92, sarà un uomo dal futuro assicurato se saprà confermarsi nel 2015. Ha fatto bene anche Gen Shoji, classe '92 dei Kashima Antlers: difensore centrale dalle buone speranze, chissà se saprà imporsi anche con Aguirre. C'è anche Ryota Oshima, centrocampista classe '93 del Kawasaki Frontale: in U-20 ha fatto molto bene. Infine, cito Takashi Usami: magari non ci sarà bisogno di presentazioni visto che ha giocato in Bundesliga, ma il suo ritorno al Gamba è stato devastante".

Alex: "Un nome di getto? Yoshinori Muto degli Fc Tokyo. Non mi è dispiaciuto nemmeno Hideki Ishige degli Shimizu S-Pulse che ha fatto una buona seconda parte di stagione. Ovviamente non posso non citare Gaku Shibasaki centrocampista Antlers con il futuro roseo davanti e anche l'attaccante dei Cerezo Osaka Takumi Minamino. Personalmente poi, in prospettiva, vedo molto bene due difensori: Naomichi Ueda, classe 94, dei Kashima Antlers e Nikki Havenaar, classe 95, dei Nagoya Grampus. Aggiungo anche il difensore Kyohei Yoshino, classe 94 dei Sanfrecce Hiroshima che ha iniziato l'anno giocando in J-League2 con i Tokyo Verdy".

C'è qualche giocatore che a tuo parere è pronto per il salto in Europa, anche tra i più "pronti"?

Emanuele: "Penso che il sopracitato Shibasaki, Usami e Minamino (quest’ultimo nell’ipotesi di fargli cambiare ambiente e sforzarlo a raggiungere risultati più importanti) siano i più credibili per un prossimo salto in Europa. A questi giocatori aggiungo un talento non più giovanissimo, che personalmente adoro: il trequartista Kashiwagi dell’Urawa Reds, che può ricoprire anche il ruolo d’impostatore dell’azione a centrocampo. Dovrebbe aumentare la velocità del proprio gioco, che per ora è molto tecnico ma non abbastanza dinamico".

Gabriele: "Manabu Saito è un classe '90 dello Yokohama Marinos e ha giocato al Mondiale: credo che una chance in Europa sarebbe ottima per lui. Credo che anche Gaku Shibasaki ('93, Kashima Antlers) sia pronto. Però vorrei caldeggiare anche un acquisto magari non più giovanissimo, ma funzionale per chi ha bisogno di gol: Yohei Toyoda farà trent'anni ad aprile 2015, ma negli ultimi quattro anni ha fatto 86 gol tra J2, J1 e coppe nazionali. Credo che una chance la meriti, anche in nazionale".

Alex: "Probabilmente non sarà prontissimo ma certamente Shibasaki non dovrebbe lasciarsi sfuggire una possibilità europea. Probabilmente anche Manabu Saito degli Yokohama Marinos, però sono diversi anni che si parla di lui. Se devo sceglierne uno che mi pare pronto, allora dico Hotaru Yamaguchi dei Cerezo, che al momento è infortunato ma che potrebbe far bene".

Takumi Minamino

La J League è cresciuta molto nell'ultimo decennio. Come ne descriveresti il livello? E, piccola curiosità, com'è vista la figura del giocatore straniero?

Emanuele: "Il calcio giapponese, come il calcio asiatico in generale, sta migliorando di anno in anno, discostandosi da un calcio di matrice brasiliana, che ha influito molto alla formazione di J.league, con l’obiettivo di trovare una propria identità. Questo è possibile se il calcio giapponese continuerà ancora a puntare sulla crescita dei propri giovani, favorendone le esperienze all’estero attraverso la partecipazione ai tornei europei e cercherà di focalizzarsi soprattutto sul miglioramento dei difensori centrali e dei portieri, veri elementi dolenti del calcio nipponico. Bisognerà anche attuare politiche di esportazione del prodotto nipponico all’estero per aumentare il bacino d’utenza e followers anche tra gli operatori di mercato. Sotto questo punto di vista l’utilizzo di giocatori stranieri è fondamentale, soprattutto se si tratta di grandi campioni, anche in fase calante di carriera. Il tifo giapponese si è sempre dimostrato molto interessato a questi campioni ed ha cercato di favorirne l’ambientamento nel minor tempo possibile". 

Gabriele: "La J-League è cresciuta molto perché è un campionato emozionante e, salvo rare occasioni, non ci sono giganti a dominarla. Ecco perché è divertente. Certo, ora si rischia di fare un enorme salto all'indietro: l'anno scorso la JFA ha deciso il ritorno della 2-stage season, sul modello dell'Apertura e del Clausura sudamericano. La J-League aveva abbandonato quel format nel 2004, riscuotendo l'approvazione di molti. Ora c'è stato un ripensamento e credo che non farà bene al calcio giapponese. La figura dello straniero è vissuta per lo più con un misto di ammirazione (specie se arriva gente come Forlan) e disillusione. Di stranieri poco bravi ne sono arrivati tanti nelle varie divisioni giapponesi; alcuni poi riescono a mettersi in luce. Guardiamo l'esempio di Leo Silva dell'Albirex: l'anno scorso era nella top 11, quest'anno rischia di rientrarci un'altra volta. La tendenza che si sta evolvendo (e che mi piace) è quella di prendere anche giocatori dalle federazioni del sud-est asiatico: l'anno scorso Lê Công Vinh, bomber del Vietnam, ha giocato e segnato con il Consadole Sapporo in J2. Spero si possa parlare ancora di queste piccole storie.".

Alex: "Un livello buono, non altissimo ma ancora decisamente in crescita. Il Giappone si è, negli anni, appassionato al calcio e anche la J-League ne ha risentito positivamente. A mio parere, l'arrivo di calciatori stranieri in passato ha permesso al calcio professionistico giapponese di crescere e poter sfornare talenti nipponici. Non essendoci "un'invasione" in quanto c'è il limite dei 4 calciatori non giapponesi in rosa, spesso le società possono inserire tanti giapponesi, e per questo i giovani nipponici hanno chance di giocare molte gare".

Il CT Aguirre

Capitolo nazionale. Il post Zaccheroni non è stato quello che ci si immaginava. Come arriva il Giappone all'imminente appuntamento con la Coppa d'Asia?

Emanuele: "L’unico obiettivo dei nipponici può essere solo quello di fare dimenticare il brutto mondiale in Brasile, cercando di riconfermarsi campioni in Asia. Attenzione però al girone insidioso con Giordania, Iraq e Palestina". 

Gabriele: "Diciamo che il finale di Zaccheroni non è stato quello che ci si aspettava. Fino al 2013 è stato tutto bellissimo, poi il finale è stato da dimenticare. Aguirre sta lavorando bene, cercando di rinfrescare un po' la rosa e cambiando modulo di gioco. Bisogna vedere quale sarà il suo ruolo nello scandalo-Zaragoza che sta dilaniando il calcio spagnolo: non escludo che la JFA lo sanzioni pesantemente o lo cacci, qualora le sue responsabilità fossero provate. Per ora, nulla è emerso. Credo che il Giappone sia ancora la squadra più forte d'Asia. Vincere il quinto titolo continentale sarebbe straordinario: se accadrà, il calcio giapponese entrerà di diritto nella storia".

Alex: "Personalmente vedo una squadra in crescita, sopratutto perchè nelle ultime gare Aguirre è tornato sul modulo (anche se sulla carta dovrebbe essere un 4-3-3 e non un 4-2-3-1) e sugli uomini utilizzati da Zaccheroni. Sono fiducioso per la prossima Coppa d'Asia, la squadra vista con Honduras ed Australia ha dimostrato di poter giocarsela e battere chiunque a livello continentale, sarebbe importante cancellare il solito difetto della scarsa concretezza ed essere quel pizzico più cinici che permetterebbe ai Samurai Blue di chiudere le gare con minori sofferenze".

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