martedì 3 febbraio 2015

Il tempo dei Canguri



Un cerchio che si chiude nell'arco di tre mesi. Era il primo novembre dello scorso anno quando i Western Sydney Wanderers, a tre anni dalla loro nascita ufficiale, si issavano sul tetto dell'Asia aggiudicandosi la Champions League
dopo una doppia finale tiratissima vinta in terra d'Arabia. Nell'ultimo giorno di gennaio del nuovo anno l'Australia vince la sua prima Coppa d'Asia, certificando - di fatto - la crescita esponenziale del movimento calcistico di un paese in ascesa, che nell'ultimo decennio ha dato prova di voler far sul serio in una disciplina che fino a poco tempo fa faceva fatica ad appassionare gli sportivi locali.

Invece l'edizione 2015 di Coppa d'Asia è stata un successone, in campo e fuori. Stadi mediamente pieni e funzionali, organizzazione perfetta (d'altronde qui l'influenza britannica è forte) e la sensazione che prossimamente le cose potrebbero addirittura andare meglio. Il successo in finale sulla Corea del Sud è stato solo una diretta conseguenza in un cammino nel quale la Dea bendata ha giocato un ruolo importante, mettendo fuori gioco Giappone ed Iran già dai quarti di finale e permettendo ai Socceroos di affrontare, in semifinale, gli Emirati Arabi reduci da centoventi minuti di fuoco giocati proprio contro i Samurai blu. Il resto lo ha fatto la squadra, che ha battuto dopo i tempi supplementari la Corea del Sud arrivata alla finalissima di Sydney senza subire gol, ma sotto già nel primo tempo grazie al bellissimo destro da fuori area di Massimo Luongo, pareggiato in extremis dal solito Son. Ma il destino ha voluto che in questa manifestazione ci fosse anche un po' di Italia, e così - oltre al "paisà" Luongo - ecco salire alla ribalta James Troisi, uno che da noi ha avuto poca fortuna (Juventus ed Atalanta se lo sono rimbalzato prima di rimandarlo in patria) e che con una zampata ha regalato il più grande successo della storia all'Australia.

Una squadra organizzata, quella gialloverde, con il suo druido a miscelare moduli dalla panchina. Ange Postecoglou è il vero volto da copertina di questa compagine; classe 1965, è nato ad Atene ma dall'età di cinque anni si è trovato catapultato nella realtà australiana, dove è cresciuto giocando a calcio (solo a livello di college) iniziando poi ad allenare in varie accademy. Nel 2009 gli affidano la panchina dei Brisbane Roar, e nel Queensland vince due titoli prima di passare ai Melbourne Victory fino ad ottobre 2013 quando - a qualificazione raggiunta - la federazione decide di allontanare Osieck per dargli la panchina della nazionale. Nonostante il gruppo di ferro, Postecoglou è stato bravo ad utilizzare il mondiale brasiliano per programmare questo avvenimento in particolare, e il risultato gli dà ragione. Pragmatico, ha iniziato contro il Kuwait mandando in campo un 4-2-3-1 con Troisi a fare spola tra centrocampo ed attacco, ma ben presto ha spostato il tiro tornando al suo solito 4-3-3, ottimale nell'esaltare gli esterni Leckie e Kruse supportati da una mediana di spessore. Milligan e Davidson sono due sue correzioni in corsa, così come la gestione di Luongo, mezzala abilissima negli inserimenti (che alla fine si è rivelato una delle individualità di spicco in questo torneo) e la scoperta di Sainsbury, centrale ideale nel completarsi al più esperto Spiranovic. Una menzione speciale la merita Tim Cahill, quattro gol e tanto movimento nel suo nuovo ruolo di "falso nueve", che può così lasciare la nazionale con una vittoria speciale.

E' stata una Coppa d'Asia godibile, tatticamente superiore a quella che quattro anni fa vinse il Giappone. A parte qualche difesa rivedibile, è stato un piacere notare come tutte le nazionali partecipanti (comprese quelle tecnicamente più deboli come Palestina e Kuwait) abbiano cercato di fare gioco e dettare i propri ritmi. La Corea del Sud ha rappresentato la vera evoluzione, perchè con il tedesco Stielike in panchina i Taeguk Warriors hanno pensato prima a non prenderle. Tattica interessante, che li ha portati in finale dove se la sono giocata fino in fondo. Iraq ed Emirati Arabi Uniti rappresentano invece le sorprese di Australia 2015, con questi ultimi che battendo gli iraqeni si sono aggiudicati il terzo posto, giusto premio per gente come Mabkhout ed Abdulrahman, veri mattatori del torneo. Escono con le ossa rotte Giappone ed Iran, due squadre che non sono riuscite ad andare oltre ai quarti, seppure reduci da momenti differenti. Infatti l'Iran ha giocato una fase a gironi perfetta, mancando nel match decisivo contro l'Iraq e perdendo airigori, mentre i nipponici arrivavano in Australia con mille dubbi a sostenerli. Il primo, il più grande, riguardava la conduzione tecnica del messicano Aguirre, un vero downgrade rispetto alla gestione Zaccheroni, allontanato proprio in queste ore.

Oltre ai singoli già citati, gli operatori di mercato si saranno sicuramente appuntati un altro paio di nomi; il primo è quello dell'uzbeko Denisov, terzino sinistro oggi in forza alla Lokomotiv di Mosca. Il secondo è il cinese Sun, centrocampista con spiccate doti offensive che ha letteralmente fatto impazzire gli avversari. Ali Mabkhout, punta degli Emirati, si è aggiudicato la classifica dei cannonieri grazie ai suoi cinque centri, mentre il premio di miglior portiere del torneo è stato assegnato all'australiano Matthew Ryan, talento di casa Bruges.

LA TOP 11




1 commento:

  1. Complimenti bell'articolo, sempre un piacere leggerti! Concordo praticamente su tutto, sono molto contento per la vittoria dell'Australia(facevo un gran tifo per loro)gran paese e movimento calcistico in netta crescita,spero che un giorno ospiteranno in casa anche un Mondiale(e sarebbe ora!), ottimi i giocatori locali alcuni mi hanno molto sorpreso in positivo, Sainsbury e Luongo su tutti! Della Korea che dire squadra solida che ha subito solo 2 gol peraltro in finale, nettamente meglio rispetto al mondiale dove è stato un disastro, Iran che ha fatto il suo e perso ai rigori, capita...Iraq e Emirati Arabi sorprese si ma fino a un certo punto,dopo l'australia la nazionale che seguivo con simpatia e l'Iraq con i suoi giocatori provenienti dall'ultimo mondiale U20, hanno davvero buonissimi giocatori e sono in netta e costante crescita,per sono una sorpresa fino a un certo punto, Emirati invece non pensavo tanto bene,ci sono diversi giocatori sopratutto in zona offensiva davvero ottimi,oltre ai citati anche Khalil è forte, un peccato ad esempio che i Mondiali 2022 siano in Qatar(nazionale debolissima attualmente che sembra non avere alcuna prospettiva di livello)e non negli Emirati paese limitrofo,almeno loro qualche ottimo talento lo hanno! Delusione totale il Giappone ma un po me lo aspettavo con Aguirre ct,ora allontanato finalmente(si parla di leonardo,levir culpi su tutti come nuovo commissario tecnico), l'uzbekistan pure ha una buona generazione di giocatori ed è in continuo miglioramento come dimostra anche il mondiale sfuggito solo all'ultimo, bene la Cina ma poi sono stati sfortunati a trovare l'Australia ai quarti e nulla potevano fare perchè erano inferiori ovviamente,l'Arabia Saudita invece conferma il suo declino calcistico non essendo più da tempo la nazionale degli anni novanta...tra le altre invece eliminate già ai gironi da segnalare la presenza della Palestina alla sua prima storica partecipazione che almeno si è tolta la soddisfazione di fare 1 gol, vedremo se nei prossimi anni riuscirà a ripetersi e qualificarsi ancora alla prossima edizione che a proposito sarà nel gennaio del 2019 ma non si sa ancora se in Iran o negli Emirati Arabi unici 2 paesi ancora in lizza, la decisione sarà ufficializzata nel marzo prossimo, personalmente spero negli Emirati Arabi ma vedremo come andrà!

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