martedì 28 aprile 2015

Welcome to Hell-grad



Partita posticipata, centinaia di feriti, sassiaiole e bombe carta reciproche. E poi tutti uniti contro la polizia. E' questo il bollettino di guerra del 148° derby di Belgrado, città che per due volte a stagione si trasforma da gemma serba ad "Hell-grad", come è stata ribattezzata recentemente da alcuni media del paese. Lo 0-0 del
"Marakana" (rigorosamente senza accento sull'ultima vocale) tra Stella Rossa e Partizan alla fine premia i "grobari" - i becchini - bianconeri, che strappano un punto fondamentale nella corsa al titolo e dopo un solo anno si avviano a spodestare dal trono gli eterni rivali "delije". 


Nello storico impianto della Zvezda è comunque successo di tutto; già nel primo pomeriggio gli scontri tra facinorosi appartenenti alle due frange opposte del tifo erano venute a contatto tra di loro, causando decine di feriti anche tra i poliziotti presenti a fare da "muro". Scontri annunciati, come da pronostico. E pochi giorni prima erano stati proprio gli ultras della Stella Rossa ad accendere la miccia, facendo scoppiare una molotov davanti all'abitazione del vicepresidente del Partizan Milodrag Vucelic. Dopo l'inizio incandescente, gli incidenti sono proseguiti all'interno dell'impianto - situato a poco più di un chilometro in linea d'aria da quello del Partizan - con fitti lanci di pietre e seggiolini. Così l'arbitro ha deciso di iniziare con quarantacinque minuti di ritardo, dopo aver costretto le squadre a rientrare negli spogliatoi subito dopo il riscaldamento. Alla fine si è giocato, e di calcio c'è stato veramente poco, con i padroni di casa che per lunghi tratti hanno tenuto in mano il pallino del gioco producendo però poco di concreto. Dall'altra parte, i ragazzi allenati da Zoran Milinkovic hanno controllato bene la gara e centrato l'obbiettivo. Nel "day after" si stila il bollettino di guerra: poco più di un centinaio di feriti, circa centoventi seggiolini da sostituire. "Ci sono stati pomeriggi peggiori", è il commento del presidente serbo Nikolic, "non c'è scappato nemmeno il morto".

Sportivamente parlando, è la Zvezda a rimanere con l'amaro in bocca; dopo aver spezzato l'egemonia del Partizan durata per ben sei campionati di fila, la squadra di Stojanovic riuscì ad avere la meglio sui bianconeri per un punto soltanto. Ma quest'estate il direttore d'orchestra è cambiato, così come anche il braccio armato - il centravanti Dragan Mrda - che ha preferito accettare una succulenta proposta dalla J-League per sparare le ultime cartucce di carriera. L'arrivo di Lalatovic non ha dato la continuità sperata, e con sei turni ancora da giocare - e le squadre divise da cinque punti - alla stella Rossa servirà un autentico miracolo per rimontare il gap. La speranza più grande per questo finale di stagione è riposta su Luka Jovic, talento classe 1997 e vero gioiellino di casa, attaccante che nell'ultimo mese ha segnato i suoi (fino ad ora) unici cinque gol del campionato. Attaccante rapido, il numero 9 ha evidenziato un'ottima tecnica individuale tanto da finire già sul taccuino di molti talent-scout che talvolta si sobbarcano la trasferta per osservarlo dal vivo. Anche perchè, diciamolo, Jovic a parte - oggi come oggi - in Serbia c'è poco da vedere. Anzi. 

Lo sanno bene anche al Partizan, che dalla sua ha una classifica migliore ma prospettive simili al "nemico". I due Ilic, Branko e Sasa, sono le due stelle della squadra dopo l'addio del bomber Skuletic (per capire il livello della Premier serba basti pensare che è ancora capocannoniere pur essendo partito a gennaio). Alla stellina Jovic, i "grobari" rispondono con Ivan Saponijc e Andreji Zivkovic; il primo, coetaneo di Jovic, si sta affacciando al calcio professionistico quest'anno, mentre il secondo - un anno più vecchio - fa già parte da più di un anno della gerarchia di squadra. Una squadra che si appresta a trionfare e che, per voce dello stesso Milinkovic, punta a centrare una clamorosa qualificazione ai gironi di Champions League. 

Fascino del derby a parte, il calcio serbo non sta vivendo un momento storico particolarmente felice (ma forse non lo ha mai vissuto nel post guerra): stadi prevalentemente vuoti, vecchi, squadre che programmano poco e male nonostante il buon lavoro sui giovani. Non tanto per l'organizzazione dei settori giovanili, molto meglio gestiti nella vicina Croazia, quanto per l'immenso talento presente in questa terra. Purtroppo la corruzione dilaga, così come il nepotismo e gli interessi di chi resta avvinghiato al passato per fare politica attraverso le frange estreme di tutte le tifoserie, unite solo quando gioca la nazionale, ma costantemente sul piede di guerra. Proprio i "delije", un anno fa, si sono resi protagonisti di un episodio sconvolgente quando alcuni giocatori della Stella Rossa lamentarono l'assenza di sapone nei bagni del centro sportivo. Il giorno dopo, mentre si allenavano, sentirono dei rumori provenire dal parcheggio: erano una cinquantina di tifosi che sfondavano i vetri delle loro macchine, mettendoci dentro alcuni prodotti per fare la doccia. Avete capito perchè la chiamano "Hell-grad"?

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