martedì 25 agosto 2015

Il buono, il brutto e il cattivo

Nel cuore della Costa Azzurra c'è una citta che è tornata a sognare. Tre anni fa il Nizza sfiorò una clamorosa qualificazione in Champions League, sfumata all'ultima giornata per un colossale gol fallito da Cvitanich contro il Saint Etienne. Due stagioni anonime più tardi, con tanto di salvezza raggiunta nell'ultimo mese, il club ha provato a costruire qualcosa di nuovo, ma soprattutto di prospettiva. Rinnovando in primis l'attacco. 


Jean Pierre Rivère, numero uno del club, alla fine dello scorso campionato aveva fatto un discorso molto semplice a tutti i sostenitori: "Due anni fa abbiamo inaugurato uno stadio che ci è costato parecchi milioni - ha ammesso presidente del Nizza - quindi non potevamo
affrontare spese esagerate. Ma dal prossimo campionato vogliamo tornare protagonisti". Difficile dire se la promessa verrà mantenuta, anche perchè c'è parecchia concorrenza nei quartieri alti. Sicuramente i tanti tifosi presenti sistematicamente all'Allianz Riviera quest'anno hanno tre buoni motivi per andare allo stadio. Tre, come i personaggi del celebre film di Sergio Leone, protagonisti di un colossal western che Rivére vorrebbe riproporre in salsa nizzarda. 

Valère Germain è arrivato come rinforzo di spicco in attacco. Per capire il personaggio e le sue scelte basti pensare che è un marsigliese di nascita cresciuto ad Orleans, lanciato definitivamente dal Monaco. Tanta Costa Azzurra nella sua breve carriera; il classe 1990 ha accettato la sfida dei rossoneri perchè nel Principato non c'era più spazio, e perchè - nemmeno troppo velatamente - gli è stato fatto capire che non basta saper segnare per imporsi a certi livelli. Germain, che nell'ultimo biennio ha spesso tolto le castagne dal fuoco ai monegaschi (soprattutto durante il brutto infortunio di Falcao), è un giocatore determinato in campo ma schivo e poco carismatico dal punto di vista caratteriale. "Ho capito che a Monaco non c'era più spazio - ha detto il giorno della presentazione - e anche se qui sono solo in prestito farò di tutto per far innamorare i tifosi". Tipo segnare all'esordio, proprio contro il Monaco. Già, perchè se è vero che nel club precedente - dove è entrato nelle giovanili a quindici anni - non lo vedono molto, è altrettanto vero il fatto di non averlo voluto sbolognare troppo frettolosamente. Ma lui aveva bisogno di giocare perchè, come già dimostrato, quando gli si concede spazio sa essere impattante. Germain esordisce in Ligue 1 nel 2011, trova molto presto la via del gol, ma è nell'anno della promozione (2013) a scatenarsi veramente, mettendo dentro 14 gol e trascinando di forza i biancorossi verso il ritorno in Ligue 1. Dove è tornato ad essere un comprimario, limitato anche dallo stile di gioco poco adatto alle sue qualità. Germain infatti è un attaccante che ben si sposa alle squadre che giocano in ripartenza, cosa che il Nizza - balbettante in questo inizio di Ligue 1 - fa spesso e volentieri. 

L'atteggiamento tattico impartito da mister Puel sembra disegnato apposta per Alassane Plèa, altro talento mai veramente sbocciato sul quale Rivère ha deciso di puntare in estate. Plèa era una delle speranze più fulgide del vivaio migliore di Francia, quello del Lione, ma i suoi "colpi di testa" fuori dal campo non gli hanno permesso di incanalare la propria carriera sui binari più adeguati. Tanti gli episodi che hanno coinvolto negativamente questa seconda punta brevilinea, che vede la porta partendo defilato e spesso si inventa azioni personali da applausi; risse, sbronze e litigi vari gli hanno precluso varie volte le nazionali giovanili e - di fatto - lo hanno fatto emarginare dal tecnico lionese Fournier, uno che coi giovani ci sa lavorare. Appresa (e compresa) la situazione, Plèa ha deciso di cambiare aria ed accasarsi al Nizza, dove ha avuto un impatto importante con due gol e due assist decisivi nelle ultime due uscite. Gestirlo non dev'essere facile, ma Puel sembra aver trovato la chiave: "In ritiro ho preso i nuovi e gli ho spiegato che se li abbiamo scelti è perchè crediamo in loro. Ma soprattutto, perchè io sono convinto che con loro ci si possa divertire". 

E dove c'è il divertimento, si sa, c'è Hatem Ben Arfa. Lui a Nizza ci è arrivato a gennaio, ma non ha potuto esordire a causa di una norma FIFA che prevede semplicemente il divieto di giocare con più di due club nella stessa stagione. Lui, che in Inghilterra aveva appena lasciato il Newcastle per l'Hull City, al momento della brutta notizia ha filosofeggiato: "Nessun problema, se devo stare fermo lo farò. I tifosi non si preoccupino: ci vediamo a giugno anche dovesse chiamarmi il Real Madrid". E così è stato; passati i sei mesi di inferno, Ben Arfa ha potuto finalmente indossare la maglia numero 9 rossonera, impattando subito al meglio con due gol decisivi. Ma la sua storia è piena di fallimenti e promesse mai mantenute; acquistato nel 2002 dal Lione (sempre loro), il fantasista si trasferisce sul Rodano dopo tre anni in Accademia a Clairefontaine, una garanzia di qualità. Nel 2008 saluta l'OL e vola a Marsiglia, dove l'Olimpique stacca un assegno da 11 milioni per portarselo a casa. Risultato? Ligue 1 vinta al primo colpo, poi un prestito al Newcastle che nel 2011 lo riscatta. Passano gli anni, ma Ben Arfa non matura; nonostante i colpi importanti in campo, Hatem non entra mai in sintonia con il mondo calcistico inglese che chiede professionismo e serietà. I litigi con gli allenatori di turno sono all'ordine del giorno, con il culmine dello scorso anno quando Alan Pardew ha candidamente detto che non intendeva più scambiarci nemmeno due parole. Il fallimento all'Hull è solo l'apice di una carriera mai decollata, a 28 anni suonati. Eppure, con Germain e Plèa, anche Ben Arfa sembra aver trovato il suo ambiente ideale. E Nizza, in cambio, se li coccola grazie ad una delle tifoserie più calde di Francia. 

Peccato che la società abbia ceduto altri due "bad boys" come Alexy Bosetti e Valentin Eysseric. Con loro due in più, sì che si poteva andare in guerra.

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