mercoledì 5 agosto 2015

Scelte particolari

Calcio come fenomeno globale. Ormai qualsiasi campionato, anche il più piccolo o geograficamente sperduto, ha i suoi stranieri. Fino a poche ore fa Cesar Romero incantava le platee armene, a Yerevan, dove la scorsa stagione ha sfondato le reti locali.

(credito: uefa.com)


Oggi però la sua carriera riparte da Skopje, cuore economico e capitale della Macedonia, dove il Vardar gli ha offerto un biennale tra la sorpresa generale. Già, perchè a leggere i numeri di questo ragazzo in pochi avrebbero pronosticato un futuro in un paese che
calcisticamente non ha nulla da offrire. Aggregatosi alla squadra pochi giorni or sono, Romero si è però detto entusiasta della nuova avventura nonostante le dichiarazioni del suo procuratore, poco prima del preliminare di Champions League: "Cesar si è trovato bene qui, ma crediamo che per il suo bene occorra uno step successivo alla carriera". Il tutto, mentre lui in campo giustiziava la Folgore di San Marino nel primo turno preliminare.

Nato a San Diego da genitori messicani, a quindici anni entra nel vivaio dei Tigres, con i quali viene spostato definitivamente in attacco dopo essere nato terzino destro e aver giocato spesso in posizione di esterno. Questo perchè il ragazzino ha feeling con il gol, e a livello giovanile fa la differenza. Nel 2008 partecipa ad un torneo in Germania e viene subito notato dagli emissari del TSG Thannhausen, che lo provinano e poi decidono di ingaggiarlo definitivamente. In Germania le cose non vanno come sperato, e dopo due stagioni (con sole sette presenze) Romero torna in Messico, dove firma con i Murcielagos, seconda divisione, in attesa di un'altra occasione. Che, puntuale, arriva nel 2012; sono i Chivas, franchigia californiana caduta oggi in disgrazia, a puntare su di lui, che finalmente si ambienta e si prende la maglia da titolare quasi subito, segnando un paio di gol pesanti prima di spiazzare tutti con la rinuncia al rinnovo di fine stagione.


Dopo un anno passato ai box causa noie muscolari, il suo agente gli propone l'ipotesi Pyunik, che subito non convince la famiglia del ragazzo salvo poi - grazie proprio alla voglia di rilancio di Romero - tornare sui propri passi. A Yerevan trova la squadra più forte del paese, condotta al titolo a suon di gol; sono ventuno i centri in campionato, che gli valgono anche il titolo di capocannoniere e il doppio premio riservato al miglior giocatore ed al miglior straniero dell'anno. A fine stagione, notizia di qualche settimana, scarica il suo vecchio procuratore e firma per la Bucket Group, che nonostante alcuni abboccamenti senza dubbio interessanti, spiazza tutti mandandolo in Macedonia.

Scelta strana, come si diceva in precedenza, ed a tratti inconcepibile, se è vero che si sta parlando di un attaccante che nella scorsa annata ha segnato meno solo di Jozy Altidore tra i connazionali. Tanto che - nonostante militasse in Armenia - perfino Jurgen Klinsmann aveva chiesto informazioni. Di certa c'è però una cosa, ovvero la prolificità; in questi ultimi tempi CR7 (soprannome che deriva dalle sue iniziale abbinate al numero di maglia) ha dimostrato di saper segnare in ogni modo, e in Macedonia può veramente fare la differenza. 

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