martedì 22 settembre 2015

Colombia Express

Una grande amicizia, l'amore per la propria patria, la velocità che da sempre lo contraddistingue. E, oggi, essere riuscito a mettere d'accordo un'intera tifoseria passionale come quella del Banfield.
 
 
Mauricio Cuero è la nuova perla coltivata nel sud di Buenos Aires, a Banfield, 14 chilometri di distanza dalla capitale, nell'agglomerato urbano di una delle metropoli più grandi del
mondo. Nato in Colombia nel 1993, in un paesino sulla costa chiamato San Andrés de Tumaco, cresce calciando un pallone nel molo cittadino con gli amici, nell'orario di lavoro del padre, responsabile della manutenzione e dello smistamento di container provenienti dall'America Centrale.
 
"Sembra passato tanto tempo da allora - dice oggi Cuero, fresco idolo del "Florencio Sola" - ma appena posso torno a casa a trovare la gente con la quale sono cresciuto". Già, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia; dopo i due gol consecutivi nelle ultime due uscite del Taladro, Cuero non può più nascondersi. E' lui uno dei prossimi talenti in rampa di lancio di un campionato argentino che continua a produrre giovani di livello; quindici giorni fa, con un'azione personale, ha risolto il "clasìco" contro il Lanus, con un movimento a rientrare partendo da sinistra e calciando un potente destro all'incrocio dei pali. "Non dico che il gol al Lanus mi abbia cambiato la vita, ma ora per strada la gente non si limita più a salutarmi o chiedermi una foto. Mi abbracciano e mi ringraziano". La rivalità col Granate è storica, pesante, per venir spazzata via da un ragazzino di appena 22 anni, che una settimana dopo prende palla apre anche il match contro il Sarmiento.
 
Cuero è abituato a correre; a 17 anni entra nel miglior vivaio di Colombia, quello dell'Envigado, e ci passa due anni giocando da punta centrale perchè difettava in fase difensiva. Ma segna tanto, e Restrepo lo chiama nella selezione sub20 che poi andrà a vincere il titolo in Argentina. Con lui c'è Miguel Borja, amico fraterno, anche lui figlio delle giovanili arancioverdi, e compagno di ogni avventura. Fino a gennaio 2013, quando il procuratore di Mauricio lo convince ad accettare il Vaslui, Romania, per sei mesi durante i quali fa in tempo ad esordire e salutare il Vecchio Continente. Dopo un paio di provini non superati con Bastia e Mallorca, arriva la chiamata di Walter Perazzo.
 
Il DT dell'Olimpo ha appena perso il bomber José Valencia, e cercando il sostituto si imbatte in alcuni video di Cuero. A convincerlo definitivamente è l'amico fraterno Borja, già a Bahia Blanca da sei mesi, che interpellato sulle doti del compagno non ha dubbi. In coppia i due tornano a far vedere i proverbiali sorci verdi alle difese avversarie; per Cuero, a fine stagione, arriveranno una caterva di assist, la maggior parte dei quali a Borja. Che viene contattato dal Livorno: "Quando Miguel mi disse del Livorno fui felice, come se fosse capitato a me - dice oggi l'esterno del Banfield - anche perchè oggi tutti parlano del sottoscritto per un paio di gol, ma dei due il più forte è lui".
 
Può darsi, ma mentre Borja è dovuto tornare in patria per cercare spazio, Cuero si è fatto un nome grazie alle sue ultime giocate. Dotato di una velocità assoluta, soprattutto in progressione, di lui i tecnici parlano molto bene. Perazzo, durante il ritiro con l'Olimpo, fece le prove sui cento metri e si impressionò dal risultato di Mauricio, l'unico a rimanere sotto i dieci secondi. A lavorarci sopra tatticamente è stato invece Almeyda, al Banfield, dandogli responsabilità anche in fase di copertura di un 4-2-3-1 comunque molto offensivo. Partito Noir, Cuero oggi è titolare fisso nello scacchiere di Vivas, che ama farlo partire largo per sfruttare i suoi spunti sulla lunga distanza. Il suo sogno è tornare in Europa, magari dalla porta principale, ma anche giocare con l'amico Borja: "Io e Miguel ce lo siamo promessi, giocheremo di nuovo insieme. Non avete idea di quanti assist mi debba..."
 

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