mercoledì 16 settembre 2015

Grandi ritorni

Che Independiente - Racing non sia un derby come gli altri (ma ce n'è qualcuno?) è ormai storicamente risaputo. Il ciclone Diablo che si è abbattuto sull'Academia nello scorso weekend ha però del sensazionale. Un 3-0 senza possibilità di recriminazione, figlio di un dominio per tutto l'arco del match. "Non siamo scesi in campo", ha commentato Diego Cocca, il tecnico dei biancoazzurri che - a fine gara - è stato addirittura messo in discussione.



Perdere un clasìco in Argentina è fatale. Lo sa bene Mauricio Pellegrino, nuovo tecnico del Diablo che da inizio giugno si è insediato sulla panca della metà rossa di Avellaneda.
Arrivato in mezzo a parecchi mugugni, l'ex dt dell'Estudiantes ha preso in mano una squadra che stentava a fare risultati nonostante il buon gioco espresso portandola, oggi, ad essere una delle compagini più pericoloso e in forma dell'intera Primera Division. La storia dell'Independiente nell'ultimo lustro d'altronde è questa; un lungo percorso di alti e bassi cominciata con la conquista della Coppa Sudamericana nel 2010 (vittoria ai calci di rigore contro i brasiliani del Goias) e precipitata fino alla retrocessione del 2013, al Monumental, dove il River Plate pasteggiava sulla carcassa ancora calda del Rojo trascinato da un super Lanzini.

La prima storica discesa ha portato la società ad azzerare tutto, iniziando dai vertici, dove Javier Cantero - che nel 2011 aveva stravinto le elezioni scalzando Comparada - perde via via consensi anche da parte della federazione, che in passato ne aveva caldeggiato insistentemente il nome. Questo perché Cantero, contrariamente al suo predecessore, era molto più malleabile nel rapporto con i tifosi; sotto la sua presidenza non si sono più verificati atti di violenza, prima all'ordine del giorno con Comparada (in prima linea nella lotta contro le barras), ma sul campo i risultati stentavano ad arrivare perché i tempi d'oro erano ormai un lontano ricordo. Il Rey de Copas rimaneva un mito del passato, gli Aguero e gli Ustari - ultimi due giocatori a portare sensibili plusvalenze nelle casse del club - non c'erano più, e il primo anno in Primera B è fatale anche per Cantero. Che, alle urne, viene spazzato via da Moyano.

Il nuovo numero uno parte subito col piede giusto, allontanando Omar De Felippe (nonostante la promozione al primo colpo) dalla panchina per fare spazio a Jorge Almiron, prima vera scommessa del nuovo corso. Almiron entra subito in sintonia con l'ambiente, la squadra inizia ad esprimere un calcio piacevole e frizzante, e per un anno le cose sembrano non poter andare meglio. Da non sottovalutare inoltre l'impatto di alcuni giocatori sotto la cura Almiron; è il caso di Federico Mancuello, passato da anonimo esterno a regista di centrocampo con i controfiocchi. Dopo l'ultima sessione di mercato però Almiron è andato a battere cassa in società, e Moyano ha così deciso di virare su un altro tecnico. Pellegrino, ad oggi, è stata una scelta decisamente felice. Già dal debutto si è visto un Diablo convincente, nel 3-1 rifilato all'Olimpo davanti a ventimila spettatori impazziti di gioia per l'atteggiamento della squadra. Da lì in poi sono arrivati altri sette risultati utili di fila, con l'apice del clasìco vinto sul Racing.
 
La vera rivoluzione, più che nell'atteggiamento, Pellegrino l'ha messa in atto nel modulo; figlio "calcistico" di Rafa Benitez, l'ex dt del Pincha ha imbastito un elementare ma efficace 4-4-2, sfruttando la vèrve di molti suoi trequartisti larga sulle fasce, dove tutti possono esprimere al meglio le proprie caratteristiche. A beneficiarne sono stati soprattutto Matias Pisano, rinato sotto la cura Pellegrino, ed il 21enne Martin Benitez, nuova "joya" del vivaio rosso di Avellaneda, autore di sei gol negli ultimi due mesi. Il resto lo ha fatto un centrocampo solido, imperniato sui muscoli di Mendez e del "marciano" Ortiz, e una delle migliori difese del campionato comandata dall'ex Arsenal Victor Cuesta. Tra le "scoperte" c'è anche l'uruguagio Diego Vera, centravanti che Almiron non utilizzava mai nel 4-2-3-1, oggi diventato partner - e non più alternativa - di Albertengo.
 
 

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