giovedì 10 settembre 2015

L'altro mancino di Rosario

Un mancino a Rosario. Non dev'essere facile crescere calcisticamente nella città che vive - soprattutto nella metà targata Newell's - nel mito di Leonel Messi. Eppure sulla sponda Central, Eduardo Coudet si gode uno dei più interessanti giovani in rampa di lancio del calcio argentino.
 
 
 
Franco Cervi ha iniziato la stagione in maniera incredibile; partito titolare per l'assenza di un vero trequartista in squadra, nel Rosario Central si è subito ritagliato uno spazio
importante come rifinitore nel 4-2-3-1 a trazione anteriore imbastito dal "chacho" Coudet. Nato a San Lorenzo nel 1994, Cervi è entrato qualche anno fa nel settore giovanile della Canalla, non bruciando le tappe ma quasi. Il suo impatto è stato a tratti devastante, perché nessuno lo conosceva, e così in una Primera che mai come quest'anno sembra cucita addosso ai giocatori più esperti, Cervi rappresenta una bella novità.
 
Con il suo mancino ha già servito quattro assist decisivi e segnato cinque gol, quasi tutti nella prima parte di campionato, decisivi per incanalare la stagione del club verso obiettivi importanti. Infatti, il Rosario Central ad oggi occupa la terza posizione ed è l'unica compagine ad aver perso solo in due occasioni (la prima contro i campioni di tutto, il River Plate, mentre la seconda nel 3-1 del Centenario di Quilmes), disegnando a tratti il miglior calcio sulla piazza. Essendo un mancino naturale, Cervi non ha potuto far altro che "subire" quando la maggior parte dei media argentini lo ha pubblicato in prima pagina (spesso) accostandolo a Messi; a tal proposito il ragazzo si è espresso alla fine di un allenamento, commentando un titolo del Clarìn ("Anche il Central ha il suo Messi", o qualcosa del genere) con poche ma sincere parole. "Cerco di dare il meglio e il mister lo sa - ha detto Cervi - il mio obiettivo personale è fare bene per me, per la squadra e per i tifosi. Ma se assomigliassi anche solo un po' a Messi a quest'ora avremmo già vinto tutto".
 
Parole di un ragazzo maturo, cresciuto a pane e futsal, una manna per sviluppare la tecnica individuale in un fisico che, ancora oggi, non tocca il metro e settanta di altezza. Scovato ad un torneo giovanile poco fuori Buenos Aires, Cervi ha accettato senza problemi il trasferimento a Rosario, dove ad accoglierlo ha trovato "una delle strutture migliori del paese". Nel 2013 entra a far parte stabilmente della "Reserva", e Miguel Angel Russo ne prende nota fino a quando non decide di concedergli l'opportunità della vita. Prima lo porta con i grandi, ad allenarsi in mezzo alla prima squadra, poi lo fa esordire regalandogli dieci minuti nel match contro l'Estudiantes. Poche settimane dopo arrivano i novanta minuti nella sfortunata trasferta del Cilindro di Avellaneda, prima della grande prova contro il Banfield, dove Cervi sale in cattedra e serve due assist decisivi.
 
Con l'addio di Russo ("Un mister a cui devo tutto", dirà il ragazzo al rientro dalle vacanze) le porte della prima squadra fortunatamente non si chiudono, così l'inizio di stagione sotto la nuova guida è devastante; alla prima giornata Cervi decide la partita con il Racing, poi dispensa quattro assist di fila prima di piazzare altre due reti fondamentali più quelle contro Aldosivi e Nueva Chicago. Le ultime uscite non sono però state all'altezza dell'inizio di stagione, vuoi per gli ovvi motivi di fatica (Cervi ha sempre giocato) o anche perché in molti paiono avergli preso le distanze.
 
In ogni caso, probabilmente tra non molto il campionato argentino starà stretto al talento del Central, "sondato" in estate dall'Atalanta ma prenotato a gennaio dallo Sporting Lisbona. Destinazione gradita, quella portoghese, anche dal fondo di investimento che gestisce la maggior parte del suo cartellino, e che nelle ultime ore lo ha portato ad accordarsi con il Benfica. Cervi si trasferirà a gennaio in Europa, dove firmerà per sei anni con le Aguias.
 

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