giovedì 10 settembre 2015

L'Araba Fenice di Boedo

La vita non è un film, cantava J Ax. Quello che uno dei più grandi artisti italiani contemporanei intendeva trasmettere si basava su momenti e situazioni, figlie della fortuna o della sorte avversa. Un film, come Boca Juniors - San Lorenzo che nello scorso weekend ha infiammato la giornata di Primera Division.
  
 
A godersi il lieto fine è stato il Ciclòn, che dopo un match passato ad aspettare l'avversario, nel finale ha approfittato dell'unico bug in una partita perfetta dei padroni di casa. Il giovane
Betancour gioca una palla sanguinolenta in orizzontale sulla propria trequarti e libera incredibilmente al tiro Mauro Matos, bomber del San Lorenzo ectoplasmatico fino a quell'istanti. L'ex All Boys prende la mira e sentenzia Orion, con buona pace della "Bombonera" tirata a lucido e zittita dall'urlo azulgrana. Betancour, in lacrime, viene consolato dai compagni che però sanno di aver gettato alle ortiche una grande occasione per fare il vuoto.
 
Questi pochi secondi rappresentano gli ultimi anni della storia del San Lorenzo, squadra che ha vissuto una nuova vita da quel 28 giugno 2012, quando ad un passo dalla retrocessione l'allora squadra allenata da Caruso Lombardi si prese un'insperata salvezza nello spareggio Promocion contro l'Instituto. Da quel giorno si voltò pagina, in un susseguirsi di eventi che ha portato il Cuervo a bruciare le tappe fino a tornare una delle compagini più temute dell'intera Argentina quando nel 2014 arrivò la vittoria in Coppa Libertadores. Ancora oggi però il Ciclòn è oggetto di critiche, soprattutto per via di quel signore che siede in panchina. Edgardo Bauza è un allenatore autoritario e poco incline alle relazioni sociali con media di vario genere e tifosi, ai quali preferisce rispondere con il silenzio e - soprattutto  - con il lavoro. Difficile, sin dall'inizio, visto che il suo insediamento sulla panchina del San Lorenzo è arrivato subito dopo all'addio di un'istituzione come Juan Antonio Pizzi, colui che prese l'Araba Fenice azulgrana a luglio del 2012 e la portò a vincere il campionato in maniera netta ed inaspettata.
 
La poca affinità con tv e giornali ha fatto di Bauza uno degli obiettivi preferiti da tv e giornali, che gli imputano un gioco conservativo e poco spettacolare. Invece l'ex tecnico della LDU (in Ecuador è un idolo della metà bianca di Quito, dove ha vinto una Libertadores ed una Sudamericana) ha iniziato a macinare risultati proprio quando ha capito che il pragmatismo spesso viene prima del bel gioco. Così si è circondato di giocatori fidati, tenendo con cameratismo anche il gruppo ereditato da Pizzi e stimolandolo a perseguire nuovi obiettivi. Risultato? Dopo un avvio di stagione poco positivo, il San Lorenzo è riuscito a ritagliarsi il suo spazio nella maxi Primera del 2015, ed oggi - alla vigilia del "clasìco de barrìo" contro l'Huracan - è primo in solitaria, oltre ad essere in serie positiva da tredici match.
 
Organizzazione, si diceva, che ha supplito a parecchie partenze importanti in queste due stagioni; come per esempio quella di Corréa, passato all'Atletico Madrid e fatto esplodere da Bauza stesso, oppure quella pesantissima di Ignacio Piatti. Per non parlare della lunga assenza di bomber Cauteruccio, che il dt ha sostituito imperniando la fase offensiva sull'imprevedibilità di più trequartisti abbinata al peso di Matos. In tutto questo, El Patòn ha saputo modellare una squadra forte fisicamente ed educata tatticamente, con diversi punti di forza come la coppia di esterni Buffarini - Màs ed il duo in mediana dove i muscoli di Mercier si sposano a meraviglia con il il fosforo di Ortigoza. Sognando il ritorno di Coloccini, dietro Cetto e Yepes sono stati oscurati dal vero eroe del 2015 in casa azulgrana, che risponde al nome di Matias Caruzzo. Il difensore goleador, scaricato da Argentinos e soprattutto Boca Juniors, è tornato nella società che lo ha lanciato nel grande calcio e della quale è tifoso da sempre, con risultati straordinari soprattutto in zona gol.
 
Insomma, tutto sembra essere apparecchiato per ripetere la cavalcata trionfale del 2014. Magari, tra qualche mese, con vista sul nuovo stadio, che finalmente - grazie all'interesse di molte associazioni ed alcuni vip come Papa Francesco e Viggo Mortensen - tornerà a Boedo.

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