venerdì 22 gennaio 2016

Brasile - Cina sola andata

Renato Augusto (credito foto: gazetaesportiva.com)
 
Tra Rio de Janeiro e Pechino ci sono circa 24 ore d'aereo, una decina di fusi orari e decine di migliaia di chilometri. Ciò che non cambia, tra Brasile e Cina, è la passione per il calcio: storica per i verdeoro, fresca per un estremo Oriente sempre più voglioso di emergere.
Mai come in questa sessione di mercato i rapporti di mercato tra i due paesi si sono non solo stretti più forte, ma addirittura rinsaldati. Sì, perché la Cina sta letteralmente aiutando i club brasiliani a rimpinguare le sempre più povere casse societarie, pescando a piene mani dal campionato e firmando assegni da capogiro. Intendiamoci, l'esodo brasiliano verso i dorati lidi orientali non inizia di certo oggi; anzi, tanto per citare l'esempio più famoso, il Guangzhou Evergrande ha costruito i suoi due successi nella Champions asiatica sfruttando in pieno la classe e la qualità dei sudamericani, con i vari Elkeson, Ricardo Goulart e Paulinho a conquistarsi costantemente le prime pagine dei quotidiani locali.

Il concetto di base è molto semplice; nonostante il calcio stia prendendo piede sempre più velocemente, in Cina si ha bisogno di nomi per far sì che il processo di crescita accelleri ulteriormente. Per questo non si bada a spese sul mercato, sul quale negli ultimi tre anni sono stati investiti poco meno di 200 milioni di euro, decuplicando - di conseguenza - il valore delle rose. Se gli occhi dei club cinesi sono rivolti particolarmente all'Europa, dove si cerca di convincere campioni sul viale del tramonto ad accettare il nuovo "el dorado", il Brasile - come detto in precedenza - attira tantissimo. Così nell'ultimo mese si è verificato un vero e proprio assalto al talento, con diversi club depredati in pochi giorni dei loro pezzi migliori.

L'esempio lampante è il Corinthians, passato da essere una delle favorite alla vittoria della prossima Copa Libertadores a cantiere aperto in piena regola. Tutto in un mese. Il Timão è vittima della gestione scellerata dell'attuale numero uno Andrade, che non ha provveduto a rinnovare per tempo il contratto ai suoi uomini chiave; così gli "avvoltoi" cinesi ne hanno approfittato in pieno, catapultandosi nella bottega bianconera dove da tempo campeggiava l'insegna "saldi" sulla porta. Il Bejing Gouan, con 9 milioni di euro, si è portata a Pechino l'anima di questo Corinthians, ingaggiando Ralf e soprattutto Renato Augusto, miglior assist man del Brasileirão, mentre il Tianjin Quanjian - che addirittura milita in seconda divisione - non ha avuto problemi a strappare un assegno da 12 milioni per Jadson (32 anni, voluto da Wanderlei Luxemburgo, anche lui fresco di contratto miliardario al Tianjin). Lo stesso club ha anche acquistato Luis Fabiano dal San Paolo, ed è in concorrenza con alcune società della massima divisione per Gil ed Elias.

Ma chi sono questi cinesi che possono permettersi tali follie? In primis magnati dell'edilizia, che usano il calcio come vetrina e come trampolino di lancio verso la carriera politica (una garanzia, in Cina, perché essere politici ti permette avere mani in pasta su più fronti: notate analogie? ndr). Il resto lo fanno il denaro, capace di convincere parecchi giocatori a trasferirsi in città che di certo non possono essere definite da sogno, ed una cospicua somma versata al momento della firma sul contratto. La rotta cinese aveva solo San Paolo come base di partenza, perché in questa sessione di mercato hanno abbandonato il Brasile anche Jael, punta ingaggiata dal Chonqchin Lifan, e Wagner (dal Fluminense al Tianjin Teda). Altri, come Lucas Lima ed Alexandre Pato, hanno rifiutato contratti faraonici a due cifre per provare a giocarsi il prosieguo di carriera in Europa. A dare un'immagine precisa di questi colossi è l'offerta arrivata al Santos per l'astro nascente Geuvânio, per il quale il Tianjin Teda è disposto a spendere 30 milioni di euro. In pochi, anche in Europa, hanno questa solidità economica.
 
Andrea Pretti, agente che lavora a Pechino da sette anni, ha fatto il punto della situazione in un'intervista al Corriere dello Sport: "Sette anni fa il livello era basso, ma ci sono margini di crescita". Un crescita però arginata dalla moda attuale di comprare il "nome" straniero, per il quale i tifosi diventano "a tratti ossessionati", dice Pretti, in un torneo dove comunque c'è un limite per i giocatori provenienti da fuori Asia. "Venire a giocare in Cina è una scelta coraggiosa - chiude Pretti, ex agente di Damiano Tommasi, che in Cina ci ha giocato - ma soprattutto una responsabilità verso la gente che viene a idolatrarti".
 
Ma non tutti concordano. Per esempio Renato Augusto, che durante la presentazione tenutasi a Pechino ha spiazzato tutti esordendo con una frase inaspettata: "I didn't choos China, China choose me". Che, unita al precedente "lascio il Corinthians per un'offerta che non posso rifiutare", ci proietta in una dimensione nella quale Brasile e Cina non sono mai state così vicine.

Puoi leggere l'articolo originale qui: http://www.footbola.it/brasile-cina-viaggio-di-sola-andata/
 

Nessun commento:

Posta un commento