mercoledì 27 gennaio 2016

Carpe Diem

Andare in doppia cifra alla prima stagione da titolare in Liga non è da tutti. O meglio, chi ci è riuscito molto probabilmente oggi guadagna cifre a sei zeri e gioca in uno dei top club spagnoli. Nei Paesi Baschi però c'è un ragazzo che con la maglia dell'Eibar sta facendo molto bene. E che - a fine anno - spera di poter regalare agli azulgrana la qualificazione in Europa League.

Borja Baston (marca.com)

Scorrendo dall'alto la classifica dei marcatori del massimo campionato spagnolo troviamo i pezzi da novanta del calcio mondiale; in testa c'è Luis Suarez, che sta giocando una stagione strepitosa, seguito da uno dei migliori centravanti al mondo come Benzema e dalla coppia del Barcellona Neymar - Messi. In mezzo a questi campioni spunta un nome che a settembre era ai più sconosciuto. Borja González Tomás, meglio conosciuto come Borja Bastón è uno dei motivi per i quali l'Eibar di Mendilibar può giocarsi l'accesso all'Europa fino in fondo. Nato a Madrid nel 1992, Bastón ha già segnato 14 gol in venti apparizioni: una media notevole per chi lo scorso anno aveva dimostrato di vedere bene la porta - sì - ma in Segunda Division. Nella capitale spagnola Borja cresce sin da piccolo con la passione per il calcio passatagli dal padre, Miguel Bastón, portiere di lungo corso tra gli anni '70 ed '80 con la maglia del Burgos. Tra i pali, a quattro anni, Borja compie i suoi primi passi calcistici nel settore giovanile dell'Atletico Madrid, che oggi - con il futuro che gli si prospetta davanti - può ringraziare quel giorno di diciannove anni fa in cui i dirigenti "colchoneros" convinsero il padre del ragazzo a scegliere proprio l'Atletico.

Già, perché la settimana scorsa la FIFA ha di fatto chiuso il mercato dei due club madrileni per le prossime due sessioni a causa di irregolarità in alcuni tesseramenti; nel mirino ci sarebbero decine di situazioni delicate riguardanti proprio il settore giovanile dell'Atletico, cresciuto tantissimo di qualità negli ultimi anni, e che questa qualità dovrà - da oggi in poi - farla diventare una virtù. Dopo i suoi exploit recenti non potevano non arrivare le candidature per il rientro alla base; Diego Simeone, che recentemente ha già espresso soddisfazione per l'evoluzione del ragazzo, lo tiene d'occhio, anche se effettivamente il reparto offensivo dell'Atletico è discretamente affollato. Soprattutto in fatto di punte centrali, settore in cui l'estate scorsa la società ha lavorato e speso tanto con gli ingaggi di Jackson Martinez e Luciano Vietto, entrambi poi parzialmente accantonati dall'esplosione di Griezmann. Un altro dubbio sul suo impiego alla casa madre potrebbe essere di natura tattica, visto che nell'abito tattico cucito addosso all'Eibar da Mendilibar, Bastón gioca affiancato da Sergi Einrich, prezioso in fase di non possesso per l'abilità nel portargli via l'uomo. Questi però sono dettagli, perché a 23 anni c'è tempo per migliorarsi, soprattutto se di gavetta ne hai fatta già parecchia.

Dopo aver percorso tutta la trafila con le giovanili dell'Atletico (ed averci infilato in mezzo un titolo europeo con la Spagna under 19 nel 2011), Borja Bastón ha esordito nel 2009 in terza serie con la squadra B dei "colchoneros", segnando 16 gol in due stagioni. La società vede in lui un potenziale importante e così lo manda in prestito per tre stagioni tra Huesca, Murcia e soprattutto Deportivo La Coruña. In Galizia, davanti ad un pubblico tanto esigente quanto passionale, arriva il primo vero banco di prova superato a pieni voti; dopo i primi mesi passati tra panchina e tribuna, Bastón trova la titolarità verso metà stagione e chiude con dieci gol. Ma in estate il Depor, che aveva l'opzione per il rinnovo del prestito, lo scarica: "La mia prima vera delusione professionale - confiderà lui in un'intervista a Marca qualche mese più tardi - ancora oggi non mi spiego la decisione della società". Poco male, perché nel 2014 arriva la seconda grande chiamata della sua seppur breve carriera: quella della Real Saragozza. In Aragona tira una brutta aria, con la tifoseria in guerra verso una società appena retrocessa e con pochi soldi per rilanciarsi, ma il carattere forgiato di Borja lo porterà a segnare la bellezza di 23 gol utili a portare la squadra fino ai playoff promozione.

Il suo opportunismo, unito ad una discreta tecnica, è l'arma in più sul terreno di gioco; il 70% dei gol segnati quest'anno arrivano dentro l'area di rigore, dove ha dimostrato più volte di saper leggere molto bene qualsiasi situazione. Ad aiutarlo in questo ci sono gli esordi da portiere: "Iniziai in porta non perché me lo impose mio padre, bensì perché volevo essere come lui - dice oggi il 23enne - i miei allenatori però si accorsero che avevo doti migliori come giocatore di movimento". E meno male, perché se oggi l'Atletico ha in casa quest'ottimo prospetto, è merito soprattutto di chi ci ha creduto e - in quasi vent'anni - non se lo è mai fatto scappare. Lui, assieme a Manquillo e Léo Baptistão, rientreranno alla base a fine stagione. E chissà che, cogliendo l'attimo, non riescano finalmente a diventare profeti in patria.
 

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