martedì 12 gennaio 2016

L'erede del Cholo

 
Solo un colpo da maestro di un personaggio controverso poteva portare in Italia Guillermo Barros Schelotto. Maurizio Zamparini, numero uno del Palermo, ha annunciato con un colpo ad effetto l’ingaggio del tecnico argentino nel bel mezzo di una stagione disastrosa –
dal punto di vista gestionale – per i rosanero. Il “Mellízo” (gemello) arriverà subito in Sicilia e in questi cinque mesi affiancherà Fabio Viviani, vice di Iachini, per entrare in confidenza con l’ambiente palermitano prima dell’estate prossima. Quando, ufficialmente, inizierà la sua esperienza.
 
Ma chi è Barros Schelotto? Sicuramente un personaggio. Allenatore preparato, fan della meritocrazia e del duro lavoro, Schelotto viaggia parallelamente al fratello gemello Gustavo, suo vice che arriverà a Palermo prossimamente, e in Argentina è passato alla ribalta per essere uno dei più giovani dt a sedersi su una panchina importante. Sono  tre i club ai quali il Mellízo lega a doppio filo la sua carriera: Gimnasia La Plata, Boca Juniors e Lanus. Tutti e tre gli hanno dato qualcosa, e come ha dichiarato lui stesso in una recente intervista a DiarioOlé, “una carriera è fatta di momenti alti e momenti bassi, successi e sconfitte, tutte utili a crescere e migliorarsi“.
 
IDOLO GRANATE Nonostante l’ultimo periodo poco felice, ci ha messo poco ad entrare nel cuore della tifoseria del Lanus. Quando a fine 2012 il Grana lo chiama ad allenare, Schelotto aveva appena terminato la sua carriera con una più che onorevole esperienza in MLS. I dubbi furono molti, in primis quello di accettare una piazza umorale come quella del Granate, classico club che ogni anno parte con velleità di successo per poi rimanere costantemente deluso. Preso in fondo alla classifica, il Lanus risale sotto la sua guida fino ad incoronarsi campione della Copa Sudamericana 2013, vinta nella doppia finale con la Ponte Preta. Quel Lanus, probabilmente, è stato il più grande di sempre perché annoverava giocatori totali del calibro di Marchesín, Goltz, Izquierdoz, Somoza e del “Tanque” Silva, ma a nessuno sfuggì che il segreto vero era in panchina. Schelotto iniziò un lavoro tattico importante, partendo da un 4-5-1 con gli esterni a fare costantemente le due fasi, arrivando fino al purissimo 4-3-3 odierno, efficace nonostante la società ogni anno gli smembri sistematicamente la squadra. Il plus è rappresentato proprio dal suo carattere e dalla meticolosità di come lavora, anche extra campo, dove – si dice – sia un grande motivatore.
 
 
GLI INIZI AL LOBO  D’altronde i due gemelli sono nati a La Plata, città che per il calcio vive sette giorni a settimana. Guillermo è tra i migliori giocatori di sempre prodotti dal Gimnasia, e con il Lobo si è consacrato agli esordi segnando a raffica ed attirando su di sé le sirene del Boca Juniors, voluto fortemente da Diego Maradona in persona, che prelevò lui e suo fratello nell’estate del 1997. Con loro, anche Martin Palermo, che rappresentava però la metà “pincharrata” di La Plata. Il rapporto tra il Mellízo e Palermo è una di quelle storie da raccontare; cresciuti entrambi nello stesso collegio, da ragazzini sono stati protagonisti di decine di “clasicós“, tutti con un denominatore comune: l’odio reciproco. Ma non odio sportivo, bensì umano; qualche tempo fa uscì un’intervista doppia dei due prima di un Godoy Cruz – Lanus, nella quale vennero a galla parecchi aneddoti, due dei quali particolarmente “sudamericani”. Il primo si verificò sul campo, quando dopo essersele promesse per tutta la partita, i due fecero scoppiare una rissa che obbligò l’arbitro a sospendere la gara. La seconda, più epica, successe fuori da un locale notturno: anche qui volarono parole, poi botte, e infine una notte in cella condivisa. Oggi Schelotto ed il Titán sono grandi amici, si frequentano con le famiglie e si stimano reciprocamente: “merito del Boca Juniors“, chiosano in coro.
 

IL GRANDE BOCA – Chi poteva sapere che, in quell’estate del ’97, l’arrivo di quella che poi sarà la coppia d’attacco per eccellenza dell’ultimo trentennio avrebbe dato il via alla costruzione del grande Boca? Con Carlos Bianchi in sella gli xeneizes vinsero di tutto, compresa la tanto sospirata Copa Libertadores, seguita poi dall’Intercontinentale vinta nella finale giapponese contro il Milan. Al Boca Juniors, Schelotto fu anche uno dei più convinti appartenenti al “frénte anti-riquelmista“, proprio a supporto di Palermo; erano tempi duri nello spogliatoio, perché le fazioni erano due e parecchio distanti l’una dall’altra, ma in campo non c’era spazio per gli antagonismi. “Così nasce una grande squadra – dice Schelotto – ed è quello che cercherò di riproporre ovunque allenerò“. La mentalità vincente non gli manca, così come gli appartiene anche un piccolo record: è l’unico argentino ad aver vinto la Copa Sudamericana da giocatore (due volte con il Boca) e da allenatore. Non solo, è il terzo argentino più vincente del club xeneize, e nel museo del club gli è stata dedicata addirittura una statua.
 
DIREZIONE PALERMO – Il nuovo capitolo della sua storia si chiama Italia, paese dal quale è partita un’altra carriera illustre come quella del Cholo, Diego Simeone. La regione è la stessa, la voglia di emergere anche. Ad oggi però la rosa non sembra costruita per i dettami tattici del Mellízo, che avrà tempo – in questi mesi – per capire chi può far parte del progetto futuro. In estate molto probabilmente partirà Franco Vazquez, e l’enorme incasso ottenuto dalla cessione del talento cordobénse verrà utilizzata per consegnare al dt gente adatta al 433. Modulo dal quale ormai sembra non volersi più distaccare: “Gioco per segnare un gol in più dell’avversario – dice Schelotto – ma gli schemi lasciano il tempo che trovano. A fare la differenza sono gli uomini e l’atteggiamento“. Incognite? Una in particolare: Maurizio Zamparini. Come tutti i tecnici stranieri, anche l’argentino avrà bisogno di tempo per prendere le misure al nostro calcio. Cosa che ma l si sposa con la poca pazienza del numero uno rosanero. Che, sulla scelta, ha idee ben precise: “Schelotto è una mia personale scommessa“. Che a La Plata partano gli scongiuri.
 

Nessun commento:

Posta un commento