giovedì 4 febbraio 2016

#VuelvelaPrimera La Preview del Torneo

Il nuovo anno è iniziato ormai da più di un mese, e se i vari tornei amichevoli hanno provocato in voi l’inevitabile acquolina, mettetevi comodi perché nel weekend inizia la Primera Division. In Argentina si è di nuovo stravolto tutto: calendario, orari, regole. Tutto rivoluzionato da una federazione che ha scelto di imbastire un torneo corto (si finisce il 29 maggio) per permettere alla nazionale di prepararsi al meglio alla Copa America del Centenario. Ma non solo.
 
 
Già, perché l’obiettivo dichiarato dall’AFA è sempre stato quello di omologare il format del torneo locale a quello europeo, con un girone di andata (il Torneo Apertura) da giocare nel secondo semestre dell’anno solare, seguito poi dal Torneo Clausura in concomitanza con il semestre della Copa Libertadores. Il secondo problema è rappresentato dal numero della partecipanti; quando due anni fa Julio Grondona impose l’allargamento a trenta squadre, il sistema omertoso federale ben si guardò da far notare al boss che sarebbe stato un fallimento annunciato. Dopo la morte di Don Julio, in AFA si è deciso pian piano – una retrocessione per volta – di riportare la Primera Division a venti squadre. Quello che inizierà venerdì sera con tre anticipi (Banfield – Gimnasia, Huracan – Atletico Rafaela e Rosario Central – Godoy Cruz) sarà un campionato anomalo, in cui le compagini sono state divise in due gironi da quindici ma si sconteranno ugualmente tra di loro. A fine semestre le prime due giocheranno poi una finalissima che decreterà il campione finale. Ovviamente non mancherà la cosiddetta “fecha de clasícos“, esperimento iniziato (è riuscito) lo scorso anno. Con la retrocessione di Nueva Chicago e Crucero del Norte, la massima serie dà il bentornato a due società storiche del calcio argentino; la prima è l’Atletico Tucuman, accompagnata nella cavalcata promozione da trentamila persone di media allo stadio. La seconda, invece, è il Patronato, piccolo club con sede a Paraná.
 
 
BOCA JUNIORS IN PRIMA LINEA – Non è difficile indicare la squadra favorita per il successo finale. Nonostante un verano poco convincente (due “superclasícos” persi oltre alle sconfitte contro Racing ed Estudiantes, ed un solo successo sull’Emelec) il Boca Juniors si candida a protagonista del semestre per diversi motivi. Il primo è di natura tecnica; la squadra di Arruabarrena ha condotto un calciomercato sontuoso e – di fatto – tra le pedine importanti del passato ha perso solamente Jonathan Calleri per cause di forza maggiore. In entrate si è operato bene, completando tutti i “buchi” presenti in rosa. Il fiore all’occhiello è senza dubbio Pablo Osvaldo, per il quale si è mosso in prima persona Daniel Angelici che al momento della firma gli ha imposto un decalogo di regole da seguire per la sua nuova avventura con gli xeneizes. Oltre a DaniStone, il Vasco ha anche a disposizione una nuova batteria di laterali: Leonardo Jara per la fascia destra, la coppia Silva – Fabra per l’out opposto. Il tutto andrà contestualizzato in un sistema che funziona alla grande, con il trio di centrocampo Meli – Gago – Erbes tra i migliori dell’intero Sudamerica, e la presenza di un giocatore come Lodeiro in grado di spaccare letteralmente le partite. Nelle rotazioni difensive è poi stato riportato a La Ribéra il colosso Insaurralde, e sempre dal Messico è rientrato il Pachi Carrizo. Insomma, difficile fallire se il Vasco sarà capace a mantenere alta la concentrazione come avvenuto lo scorso anno.
 
 
DELUSIONE RIVER PLATE – Un mercato sotto tono che rischia di cancellare il biennio favoloso sotto la cura Gallardo. Il River Plate si presenta al via con una squadra depauperata – negli ultimi sei mesi – di tutto il meglio prodotto negli ultimi tempi. Ad agosto la partenza di Funes Mori, seguita dalla cessione di Kranevitter e da quella di Carlos Sanchez; gravi perdite, se aggiunte all’impressione che la società non sia stata in grado di fare fronte ad una rivoluzione del genere. Che sì era obbligatoria viste le cifre, ma andava anticipata con movimenti in entrata altrettanto futuribili. Invece a Nuñez arrivano due centrocampisti di sostanza come Domingo ed Arzura, più Ignacio Fernandez (l’unico ad aver la parvenza di volante tecnico) e l’inspiegabile innesto di Ivan Alonso, 36enne ingaggiato per 18 mesi dal Nacional su espressa richiesta di Gallardo. L’entusiasmo dei tifosi potrebbe riaccendersi con il ritorno di D’Alessandro, che però ha pur sempre 34 anni. Proprio questo volersi esporre potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio per il Muñeco, ormai imprigionato nelle sue convinzioni in un momento in cui mancano i giocatori che ti risolvono le partite. Un’altra incognita è rappresentata dall’impostazione tattica di questa squadra, che in rosa ha qualche piede buono tipo Pisculichi (incostante) e Martinez (Gallardo non lo vede), ma generalmente è composta per lo più da giocatori di carattere. Tanto che, nonostante le due vittorie sul Boca Juniors (entrambe su rigore, preme sottolinearlo), ancora non si è capito dove voglia andare a parare Gallardo. Sarà 4-2-3-1? 4-4-2? E chi dovrebbe essere il finalizzatore della squadra se Alonso non dovesse impattare? Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza.
 
 
SAN LORENZO ANNO ZERO – Ricominciare per la seconda volta in tre anni non sarà facile. Dopo l’addio di Pizzi, ben sostituito da Edgardo Bauza, il San Lorenzo si trova a dover dire addio anche al Patón (andato in Brasile, al San Paolo) per ripartire da Pablo Guede. L’ex tecnico del Nueva Chicago non ha avuto vita facile, perché i paragoni – per chi ha vinto tanto nell’ultimo periodo – si sono sprecati e le aspettative sono alte. La società ha però operato bene sul mercato, gestendo ottimamente il doppio addio di Yepes e Cetto con gli innesti di Angeleri, Pedro Franco e del talento cileno Paulo Diaz, che assieme a Fontanini e Caruzzo (a proposito, altro plus per non aver ceduto alle lusinghe brasiliane) compongono un reparto affidabile e “profondo” per la doppia competizione. Per valorizzare la fase offensiva sono stati presi Fernando Belluschi, di ritorno dal Messico, e Ezequiel Cerutti, classe 1992 che in passato piaceva anche al Torino. Con il rinnovo di Cauteruccio il Ciclón si candida come pretendente al titolo, ma molto passerà dalle capacità di Guede, chiamato a gestire un gruppo importante, cosa mai accadutagli in carriera.
 
LE META’ DI AVELLANEDA – Il 2015 ci aveva lasciato con la finale di Liguilla vinta dal Racing, che avendo la meglio sull’Independiente si è conquistato l’accesso alla Copa Libertadores. L’Académia riparte con un nuovo tecnico, Facundo Sava, che negli ultimi anni tanto bene ha fatto dividendosi tra San Martin, Union, O’Higgins e Quilmes. Il Colorado, apprezzato per i suoi trascorsi di giocatore al Cilindro, è noto per la sua vocazione offensiva e per la valorizzazione di ogni risorsa umana in suo possesso. Dopo aver blindato Bou e fatto rinnovare Milito per altri sei mesi, il presidente Blanco ha riportato ad Avellaneda Lisandro Lopez e puntellato l’attacco con il colombiano Roger Martinez, mentre in mezzo è arrivato Federico Vismara, protagonista con l’Huracan di una splendida cavalcata in Sudamericana. Sergio Vittor, dal Banfield, va invece a completare il pacchetto arretrato, dove giocherà di fianco al confermatissimo Lollo. In casa Independiente è fresca la notizia del ritorno di Denis, accolto dai tifosi come un eroe; la cessione di Federico Mancuello al Flamengo ha permesso alla società di sistemare alcune lacune della squadra, inserendo in attacco – oltre al Tanque – anche Leandro Fernandez, bomber del Godoy Cruz. Dopo una lunga trattativa Mauricio Pellegrino potrà contare anche su Emiliano Rigoni, “tuttocampista” preso dal Belgrano, mentre in porta l’uruguagio Martin Campaña si giocherà il posto da titolare con Diego Rodríguez. L’impressione è che manchi ancora qualcosa dietro, dove la conferma di Cuesta non risolve tutti i problemi palesati la scorsa stagione dal Diablo.
 
 
LE META’ DI ROSARIO – La sorpresa dell’anno potrebbe essere il Rosario Central. Squadra tosta, che già aveva irrotto nelle parti alte per lunghi tratti nel semestre passato, con un allenatore innovativo ed propositivo come Coudet. La cessione di Cervi è parzialmente mitigata dall’esplosione di Lo Celso, il riscatto di Ruben – capocannoniere del 2015 – garantisce il giusto numero di gol alla truppa del Chacho. Bene l’avvicendamento tra i pali (fuori Caranta, ceduto al Talleres, dentro Sebastian Sosa), ottimi dal punto di vista corale i rinnovi della coppia Donatti – Pinola con Mauro Cetto come primo ricambio. In mezzo invece la Canalla ha soffiato Gil Romero al River Plate e preso – in prestito – l’ex Huracan Battaglia dalla Moreirense. Se la parte naranja y azúl di Rosario si gode il momento positivo, quella rossonera è in piena crisi economica e di risultati; il Newell’s post Tata Martino non ne ha più azzeccata una e sul mercato si è mossa esclusivamente tra prestiti e parametri zero. Tra gli arrivi più interessanti c’è senza dubbio quello del peruviano Luis Advincula, miglior terzino destro della scorsa Copa America.
 
LE LUCI DEL SUD – Buenos Aires è grande, ma le rivalità sentite esistono e non potrebbe essere altrimenti. Banfield e Lanus si apprestano a vivere l’ennesima stagione di lotta per il predominio della zona sud di una Capital Federal animata dai clasícos de barrios. Il Taladro è una delle squadre più cresciute (e maturate) negli ultimi tempi grazie alla cura Almeyda che poi, una volta rassegnate le dimissioni, ha passato il testimone a Claudio Vivas, bravo a continuare il lavoro del suo predecessore fino a sfiorare la qualificazione alla Liguilla pre-Libertadores. Della nuova avventura non farà parte il colombiano Cuero, gioiellino venduto al Levante, così come sono partiti tutti i giocatori a fine contratto (tipo Bologna) o a fine prestito (Castillon e Cazares), ma la società non è stata guardare. In difesa è arrivato Claudio Peréz, tanto sfortunato al Boca come centrale di “jerarquía” al Belgrano, ma il colpaccio è Brian Sarmiento – ex All Boys – arrivato dopo un’ottima stagione al Garcilaso. Davanti invece, la gente del Banfield riabbraccia il figliol prodigo Santiago Silva, una delle figure determinanti nell’ultimo titolo vinto dal club sotto la guida Falcioni. Dalle parti della Fortaleza invece è arrivato Almiron nel ruolo di dt, avvicendando – dopo tre stagioni – i gemelli Barros Schelotto; assieme all’ex tecnico dell’Independiente, il Granate ha provato ad operare in entrata per dare all’allenatore le pedine adatte al suo 4-3-3. José Sand (di nuovo al Grana dopo il titolo 2007) e Mouche rinforzano l’attacco, Marcone e Pellettieri portano muscoli in mediana. La differenza dovrà farla un ambiente sempre più scettico verso la società, che negli anni – nonostante le ambizioni – non è riuscita a vincere nulla. Da seguire anche l’Huracan; al Parque Patricios sono arrivati Matias Fritzler (al posto della bruja Vismara), il terzino Araujo e l’interessante punta Mendoza.
 
 
VUELVE EL POCHO – A 40 anni il ritorno al primo amore. Federico Insua firma per un anno con l’Argentinos Juniors, club nel quale è cresciuto giocando in tutte le squadre giovanili. Il Pocho è figura rilevante in Sudamerica, perché oltre ad essere stato uno dei tanti eredi mancati di Riquelme al Boca Juniors, ha dispensato calcio anche in Colombia dove è diventato un mito per i tifosi del Millonarios. A Bogotá aveva deciso di terminare la carriera, ma la chiamata del Bicho lo ha convinto: “Questa è la mia seconda casa – ha detto il giorno della presentazione – l’Argentinos mi ha cresciuto e adesso mi ha chiesto un aiuto. Non potevo rifiutare“. Alla Paternál è stato riaccolto a braccia aperte, tanto che per il suo primo allenamento migliaia di tifosi si sono presentati al centro tecnico con tamburi e fumogeni. Insua da queste parti è un’istituzione, e il Bicho ha bisogno di certezze per non sprofondare nella paludosa zona retrocessione.
 

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