giovedì 17 marzo 2016

L'alba di un nuovo giorno


 
Passando davanti ad una qualsiasi agenzia di viaggio, molto facilmente vi imbatterete in offerte su uno dei più fantastici paradisi del mondo: Zanzibar. Zanzibar ha tutto: spiagge, mare, tranquillità, villaggi vacanze da sogno. Ma quello che più salta all’occhio, se mai avrete la fortuna di capitarci, sono i bambini che per le strade giocano a pallone. Cosa c’è di strano, direte voi? Nulla, se non la voglia di coltivare una passione che potrete facilmente leggergli negli occhi e che – ovviamente – vi riporterà indietro di anni, a quando eravate voi i bambini. Ed il calcio era tutto.
 
Dall’Amaani Stadium – primo impianto costruito dal governo cinese come regalo al paese nel 1970 – comincia un nuovo capitolo di una storia ormai decennale; quella della CAF Champions League, la massima competizione per fascino ed importanza del Continente Nero, arrivata alla cinquantaduesima edizione e – anno dopo anno – sempre più in evoluzione dal punto di vista dell’organizzazione. Fare retorica sul movimento calcistico africano è fin troppo facile, perché in ogni angolo del continente si respira semplicità anche nel gioco del calcio, figlia in primis della povertà dilagante, ma non solo. Già, perché se osservate i giocatori africani, quelli soprattutto che militano in patria, non potrete non notare il rapporto intimo, libero da vincoli, che instaurano con il pallone sin da giovani. La poca preparazione, oggi parzialmente mitigata da tecnici europei o da africani che hanno studiato in Europa, è l’unico freno ad una realtà che – grazie ad uno sterminato bacino d’utenza – altrimenti sarebbe esplosa da tanto tempo. A dare il calcio di inizio ufficiale sarà il Mafunzo FC, campione della Premier League di Zanzibar (torneo non riconosciuto dalla FIFA, così come non lo è la nazionale locale che si “appoggia” alla vicina Tanzania), che se la vedrà nella doppia sfida del primo turno contro il colosso Vita. Il club congolese è anche una delle squadre favorite per la vittoria finale, essendo reduce dall’ottima campagna di coppa della scorsa stagione e da un titolo in patria soffiato al fotofinish al Mazembe.

L’INVINCIBILE MAZEMBE

Il TP Mazembe è uno dei club più titolati d’Africa. Le sue fortune, dopo anni di anonimato, arrivano grazie a Moïse Katumbi Chapwe. Per spiegare chi è Katumbi non basterebbero tutte le parole di questo mondo, ma per inquadrarlo basti sapere che dopo anni di esilio forzato in Zambia (a causa di problemi giudiziari) ha fatto ritorno a Lubumbashi in pompa magna, accolto da una folla festante nello stadio della città da lui stesso finanziato: “Vi mentirei se non vi dicessi che ho fatto cose sbagliate, ma chi non le fa? In un sistema corrotto ci si deve arrangiare, ma questo non significa che lasceremo da parte la visione progressista del nostro paese“. Da governatore della provincia del Katanga (quella di Lubumbashi ndr) Katumbi ha avuto modo di costruirsi un impero economico per poi riversarlo nel Mazembe; così negli anni la società è diventata un modello per tutta l’Africa, ed ha cominciato ad inanellare una serie impressionante di titoli. Comprese cinque Champions League, tre delle quali vinte negli ultimi sei anni (le altre due risalgono agli anni ’60, poco dopo l’indipendenza dichiarata dal Belgio), due Supercoppe e la finale del Mondiale per Club nel 2010 persa contro l’Inter. L’ultima, quella del 2015, è stata una cavalcata straordinaria culminata con il trionfo sugli algerini dell’USM Alger. La politica di Katumbi è semplice: cresciamo i migliori e compriamo gli stranieri forti. Fino ad oggi la strategia ha pagato, ma da qualche tempo c’è un’altra società pronta a rompere le uova nel paniere dell’ex governatore del Katanga; è il Vita Club, che ha la sede nella capitale Kinshasa e che – si dice – sia molto vicina agli ambienti governativi della Repubblica Democratica del Congo. Il presidente dei “Delfini Neri” dal 2013 è Gabriel Amisi Kumba, salito alla poltrona tramite elezioni e Generale Maggiore dell’esercito congolese, indagato in passato anche per violazione dei diritti umani. Il Vita è il club più blasonato del paese con 13 campionati, 9 coppe nazionali, una Supercoppa ed una Coppa dei Campioni vinta nel lontano 1973. Nella scorsa Linafoot – il massimo torneo locale – ha trionfato all’ultima giornata dopo una grande rimonta durata diversi mesi. Società diverse, ma con un denominatore comune: il gioco. Organizzato, offensivo e divertente; il Mazembe ha il 4-3-3 come marchio di fabbrica, e nonostante abbia perso uno dei suoi talenti maggiori (Samatta, classe ’92, andato in Belgio) a livello di rosa rimane un passo avanti a tutte. In panchina siede il francese Patrick Carteron, che dispone della bellezza di quindici stranieri, quasi tutti di alto profilo. La stellina del Vita è invece un indigeno, si chiama Heritier Luvumbu e di recente è stato eletto miglior giocatore della Coppa d’Africa Under 23, vinta proprio dalla RD Congo. Classe 1994, Luvumbu è un centrocampista offensivo molto bravo nell’ultimo passaggio, e con una tecnica di base pazzesca. Su di lui pare ci siano già diversi club europei.
 

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