sabato 25 marzo 2017

Make Sydney great again


La vita ed il calcio ti mettono spesso davanti a sfide che devi obbligatoriamente accettare. Lo devi alla tua città, alla tua gente, perché in qualche modo ti senti in debito con il contesto in cui sei cresciuto.

Essere profeti in patria non è mai stato facile. Tanto meno nel calcio.

Lo sa bene Graham Arnold, al quarto anno sulla panchina dei Sydney FC, franchigia che proprio in queste ore ha blindato il primo posto in classifica di A-League.

Arnold è un personaggio particolare, che nel soccer ha riversato tutta la sua carriera professionale, prima da calciatore e poi da manager. Dal novembre del 2013 allena gli Sky Blues, una delle squadre più blasonate della massima divisione australiana. Lo fa motivato non solo dal perseguimento del risultato in sé, ma ricercando empatia nella città e nei suoi abitanti.

Una metropoli che sa dare e togliere allo tempo stesso. Sydney è stata recentemente inserita nella top 10 delle città più vivibili al mondo (con Melbourne e Wellington: no, non è un caso), ma capirla ed apprezzarla per le sue sfaccettature non è così scontato. 

Gli Sky Blues fino a pochi anni fa erano la massima espressione calcistica del posto, ma l'ascesa dei Western Sydney ha portato forzatamente il club a fare i conti con una divisione in divenire. Pur essendo "confinati" a Parramatta, gli Wanderers hanno ben presto fatto proseliti visti i risultati arrivati nel breve periodo (la Champions asiatica a due anni dalla loro fondazione) e al loro modo "europeo" di tifare, diventato un fenomeno virale anche su internet.

Per questo il chairman Scott Barlow ha deciso di dare una scossa all'ambiente: richiamare Arnold è stata una mossa dalla duplice valenza. In primis, Sydney si è assicurata uno dei migliori allenatori australiani in circolazione; in secondo luogo, avere sulla panchina il classe 1963 - nato e cresciuto a Paddington, stesso quartiere in cui è stata costruita l'Allianz Arena - avrebbe rinsaldato il rapporto tra gli abitanti della città e il club stesso.

I Sydney FC campioni nel 2009-10


Prima di allora, i Sydney FC avevano vinto due volte la A-League: nel 2005-06 e nel 2009-10. 

Un risultato importante, se si considera che l'attuale campionato australiano è stato fondato solo nel 2005, e che gli Sky Blues vinsero la prima edizione assoluta battendo in finale i Central Coast Mariners. Il secondo successo arrivò durante la golden age del club, che in rosa poteva vantare parecchi elementi della nazionale, alla fine di una tiratissima partita con i Melbourne Victory.

Da allora sono passati quasi sette anni, e da quella serata in cui anche l'Opera House (stupenda costruzione inaugurata nel 1973 e oggi patrimonio dell'UNESCO) si tinse di blu sembrano passati secoli. In mezzo ci sono state principalmente stagioni deludenti, con la sola eccezione di un'annata in cui i Melbourne Victory si presero la rivincita soffiando ad Arnold la prima gioia in carriera.

Eppure il rapporto tra il tecnico e i tifosi non si è mai incrinato, nemmeno quando per due anni di fila la squadra non ha centrato i playoff nonostante la presenza in squadra di Alessandro Del Piero. L'ex juventino si è fermato in Australia per un biennio, ma con Arnold non ha mai legato veramente, tanto che il manager non si fece problemi a commentarne con soddisfazione la partenza.

"Il campionato australiano deve iniziare ad attirare giocatori funzionali - dichiarò in un'intervista al Sydney Herald - non solo i nomi. Quando lo capiremo cresceremo definitivamente".

Arnold, che in carriera ha allenato principalmente in patria (ad eccezione di una brevissima esperienza in Giappone), in passato ha fatto vedere di essere un bravissimo ottimizzatore di risorse. Dopo il mondiale del 2006 ereditò la nazionale da Guus Hiddink e la condusse ai quarti di finale di Coppa d'Asia, la prima dell'Australia post affiliazione alla AFC. L'anno successivo portò l'under 23 alla qualificazione per le Olimpiadi del 2008, e proseguì costruendo dalle fondamenta i Central Coast Mariners futuri campioni nel 2013, dopo un meticoloso lavoro durato due anni.

Dall'arrivo a Sydney Arnold non ha mai avuto una squadra così forte a disposizione, e quest'anno sembra che gli Sky Blues possano finalmente dire la loro in chiave titolo. Le linee guida sono state fissate durante la campagna acquisti, quando il tecnico si è seduto al tavolo con la società tracciando per filo e per segno le strategie. A Sydney hanno deciso di puntare su tre categorie di giocatori: giovani da rilanciare, ragazzi già rodati per la A-League e stranieri in grado di fare la differenza.

Bobo, attaccante di Sydney


Della prima categoria fanno parte Joshua Brillante e Brandon O'Neill, entrambi centrocampisti, rispettivamente classe '93 e '94. L'ex Fiorentina ha fatto svoltare definitivamente la mediana di Sydney, aggiungendo muscoli e intelligenza tattica ad un reparto ricco di qualità ma avaro di quantità. O'Neill è arrivato da Perth e si è subito preso una maglia da titolare a suon di prestazioni. Lo stesso discorso vale per Bernie Ibini-Isei, peperino offensivo che sulla fascia destra crea parecchi fastidi agli avversari. L'esterno non è mai esploso definitivamente, ma ai tempi dei Mariners lasciava presagire segnali importanti che a Sydney hanno deciso di sfruttare.

Lo zoccolo duro locale è invece è composto dal portiere Danny Vukovic, dal centrale difensivo Wikinson e dal mancino Carney (entrambi ex Socceroos), oltre che da Alex Brosque, uno dei bomber della squadra. Brosque è parte integrante di un reparto offensivo di tutto rispetto, che vede nel brasiliano Bobo la stella assoluta e il trequartista serbo Ninkovic l'elemento in grado di spaccare le partite.

In campo, Sydney finalmente si comporta da squadra: "Mi sono reso conto che gli anni scorsi avevo alcuni giocatori troppo egoisti - ha dichiarato sempre all'Herald Arnold - allora con la società abbiamo deciso di privilegiare l'aspetto umano".

E i risultati si vedono. Primo posto blindato a tre giornate dalla fine, miglior difesa - solo 11 gol subiti - e soprattutto una sola sconfitta fino ad oggi, maturata nel derby. Ma ciò che ha più convinto è il modo in cui Sydney approccia ogni partita: attenzione e organizzazione sono le due parole d'ordine. Si gioca senza strafare né, ovviamente, snaturando la propria mentalità di squadra offensiva e sempre alla ricerca del possesso.

Questo contesto ha fatto crescere tutti, compreso il centravanti Bobo, arrivato dal Gremio e fino a qualche mese fa affilatissimo in zona gol, tanto da stare al passo con due bomber di razza come Fornaroli e Berisha.

A Sydney ci si chiede se sia o meno l'anno buono. Sognare è lecito, esserne consapevoli un obbligo. E chissà che tra un mese, scorgendo da lontano Bennelong Point, non ci si ritrovi davanti la Sydney Harbour colorata di blu.




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