giovedì 25 maggio 2017

Il gioiello di Cordoba


Non sarà certo un periodo di austerity a fermare la produzione di talenti nel calcio argentino. Né, tanto meno, la poca organizzazione ai vertici ne fermerà l'esplosione.

Sono tanti i ragazzi saliti in cattedra negli ultimi mesi: da Lautaro Martinez a Gabriel Gudiño, passando per i più noti Santiago Ascacibar, Sebastian Driussi ed Ezequiel Barco, la scuola albiceleste si prepara ad accendere l'ennesima sessione di calciomercato.

Il potenziale crack del prossimo futuro però gioca lontano dai riflettori della capitale, non frequenta i preziosissimi vivai di Avellaneda né anima i clásicos di La Plata. Per godersi le giocate del prossimo gioiellino argentino bisogna spostarsi a cinquecento chilometri da Buenos Aires, più precisamente a Cordoba, città che vive una passione sconsiderata per il futbol. La città che, recentemente, ha regalato al grande calcio Paulo Dybala e Franco Vazquez dopo averli visti consacrarsi con le maglie di Instituto e Belgrano.



Siccome il calcio è - spesso - questione di cicli, oggi è il Talleres a prendersi la scena. La squadra in campionato sta andando bene, gioca un calcio piacevole nonostante l'età media non bassissima, sogna una qualificazione alla prossima Copa Sudamericana e si gode le giocate di Emanuel Reynoso.

Reynoso nasce nel 1995 proprio a Cordoba, e la sua storia - come spesso accade a queste latitudini - è quella di un ragazzo che grazie al calcio è riuscito ad emergere. Per raccontarlo però è doveroso partire da una premessa, provando a concentrarci su quello che Reynoso potrà diventare: qualora il suo talento fosse direttamente proporzionale alla sua sfacciataggine o alla sua personalità, potremmo dire di essere di fronte ad un potenziale fenomeno. 

No, non si tratta di un'estremizzazione. Reynoso è un ragazzo dal carattere molto forte, nonostante i 22 anni ancora da compiere. Lo è sia in campo che fuori. Quando lo vedi toccare il pallone ti innamori, perché con la sfera tra i piedi Bebélo, soprannome affibiatogli da uno dei fratelli maggiori, può veramente fare di tutto. Tra lui e la palla c'è un rapporto speciale, consolidatosi durante questa stagione in più di un'occasione. D'altronde il battesimo di fuoco per antonomasia, quello della "Bombonera", Reynoso lo ha superato a pieni voti, portandosi a casa un assist decisivo e soprattutto il gol vittoria che ha zittito un intero popolo.


Ma si sa, il calcio non ti regala nulla, e per arrivare al felice epilogo bisogna inevitabilmente passare da un periodo di profonda sofferenza.

Nel 2014 Reynoso ha 18 anni e una sera, mentre si reca da un amico, è vittima di un'aggressione. Due uomini incappucciati stanno rubando una moto: lui non ci sta, e nella concitazione del momento uno dei malviventi spara un colpo di pistola. Il proiettile trapassa il ginocchio sinistro di Reynoso, procurandogli una grave ferita. Solo il pronto intervento dell'amico riesce ad evitargli il peggio, ma quella gamba che dipingeva calcio nell'Escuelita Richardson del barrio Ituzaingó (o barrio Chino, come lo chiama la gente del posto) potrebbe non tornare più come prima. Il Talleres decide comunque di tenerlo, sperando in un suo totale recupero in tempi brevi. Ed in effetti Reynoso brucia le tappe, tanto che a fine anno è già in campo con la Reserva della T, rimanendoci aggregato per tutta la stagione successiva.

L'arrivo di Frank Kudelka sulla panchina del Talleres lo proietta direttamente in prima squadra. Reynoso sarà uno dei protagonisti della storica risalita in Primera Division, al termine di un'annata a tratti dominata. Durante i festeggiamenti per la promozione, un giornalista lo intercetta a bordocampo domandandogli cosa stia provando in quel momento.

"Sono emozionato. Sono tornato in campo facendo tanti sacrifici, grazie soprattutto alla mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare nulla", ha spiegato Bebélo.

Il suo stile di gioco è difficilmente descrivibile. Reynoso è fondamentalmente un trequartista, uno di quei mancini latinoamericani che ti esaltano ad ogni giocata. E' bravo nel dribbling, ottimo nel dialogare quando gli spazi si fanno stretti, possiede una buona visione di gioco ma deve migliorare molto nell'ultimo passaggio. Fino ad oggi infatti sono stati solo tre gli assist messi a referto: un po' pochi, per chi lavora tanti palloni come lui. Gioca principalmente dietro ad una prima punta, nel 4-2-3-1 che il dt Kudelka pare aver cucito attorno a lui.

"Ha tutto per diventare un giocatore importante per questo club", ha dichiarato il tecnico.

Che, a metà di questa stagione, non solo gli ha consegnato le chiavi del gioco, ma anche la maglia numero 10. Reynoso infatti - sempre a causa di quel famoso egocentrismo - prima giocava con la 33, e a chi gli chiedeva il significato rispondeva che era un omaggio a Gesù Cristo.
Eppure il 10 ha un significato speciale, perché è il numero che hanno vestito tutte le più grandi glorie del Talleres. Uno di loro lo ha addirittura incoronato come suo successore.

"Lui non deve ispirarsi a nessuno - dice José Daniel "La Rana" Valencia, stella del Talleres anni '70 e campione del mondo nel 1978 - deve migliorarsi sotto alcuni punti di vista, ma ha davvero tutto per diventare un grande giocatore".



Un endorsement importante che arrivava prima del clásico contro il Belgrano. Peccato che di lì a poco il momento d'oro verrà oscurato dalle ennesime spiacevoli vicende extra calcistiche. Durante una serata con amici ad Ituzaingó, Bebélo decide di farsi arrestare per aver scaricato l'intero caricatore di una pistola posseduta (si dice) irregolarmente. Lui prova a giustificarsi dicendo che l'arma non è sua, ma il Tribunale di Cordoba non la pensa così e lo condanna ad un periodo di lavori socialmente utili. Il Talleres - pur volendo risolvere la cosa lontano dai riflettori - non ha scelta, e lo esclude dalle convocazioni per il derby.

Sembrerebbe un passo indietro, dopo la grande serata della "Bombonera" e il gol segnato venti giorni più tardi al Lanus. Invece lui chiede scusa al club e ai compagni, cospargendosi il capo di cenere prima di una seduta di allenamento.

Reynoso piace a molti.

Soprattutto al Boca Juniors, che già prima di venir giustiziato aveva chiesto sue notizie. Il Talleres non lo vuole vendere, e per ora ha rispedito al mittente tutte le offerte ricevute.

La figura centrale della vita di Bebélo è quella della mamma. Mary ha fatto tanti sacrifici per farlo giocare a calcio: per risparmiare i soldi che avrebbero permesso a suo figlio di andare agli allenamenti, faceva il pane in casa e lo andava a vendere al mercato.

"Ricordo il suo ritorno in campo - racconta Mary al sito del Talleres - era un clasico contro il Belgrano, e lui era emozionato perché si giocava alla Boutique, impianto storico del Talleres". E quando non giocava, andava allo stadio a tifare la T. I tifosi lo adorano, tanto da dedicargli recentemente un murales personale fuori dall'abitazione della mamma.



Il giorno della promozione allo stadio c'erano tutti: mamma Mary e i sei fratelli. Papà no: "Lui mi vuole bene, ma non è un tipo da stadio. Ascolta la partita in radio o la guarda in tv. La mia famiglia è tifosissima del Talleres", precisa Reynoso. Che, quel pomeriggio, al fischio che sanciva la risalita in Primera Division si è lasciato andare ad un pianto liberatorio in mezzo al campo.

Sono lontani i giorni in cui viveva nella foresteria del club senza sapere quale sarebbe stato il suo futuro. Oggi Bebélo è l'eroe di barrio Ituzaingó. Al centro di un murales, su sfondo bianco e blu.


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