venerdì 25 agosto 2017

L'esigente Alario



"Sono un tipo esigente, soprattutto con me stesso".
Lucas Alario non usa mezze parole quando parla in prima persona. La punta del River Plate è il giocatore più chiacchierato d'Argentina; d'altronde le sue prestazioni negli ultimi due anni non sono passate inosservate, tanto che in questi giorni pare sia arrivata a Nuñez un'offerta molto alta dalla Germania, firmata dal Bayer Leverkusen. Le Aspririne sarebbero pronte a pagare la clausola rescissoria pari a 18 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni del Pipa, l'elemento più importante di un River Plate attualmente impegnato nella rincorsa alla Copa Libertadores.

Una Copa Libertadores che Alario ha battezzato sin da subito, non appena ingaggiato dai Millonarios: era luglio 2015 quando l'attuale bomber riverplatense lasciò il Colon per tentare il salto di qualità, una missione riuscita bruciando velocemente le tappe. Le prime due reti in campo internazionale sono fondamentali per la conquista di un trofeo che dalla bacheca del River Plate mancava ormai da diverso tempo. L'ultima, segnata contro la sua prima vittima in assoluto (il Guaranì), ha regalato alla Banda l'accesso ai quarti di finale della Libertadores 2017. Una zampata delle sue, di quelle che trovi solo se sei un attaccante famelico che legge in anticipo qualunque situazione di gioco.

La storia di Alario d'altronde è fatta soprattutto di scelte e decisioni importanti. Nato a Tostado, provincia di Santa Fe, il Pipa è però originario di Cuatro Bocas, un paese di circa 300 anime senza ospedale dove il papà era proprietario di una fattoria. Già da bambino la passione per il calcio era forte, tanto che a cinque anni Alario tirava già i primi calci ad un pallone nel San Lorenzo di Tostado, un piccolo club locale dove ad allenarlo è José Luis Garcia, amico di famiglia nonché suo primo mentore.




Le sue qualità evidenti sin da subito attirano il colosso del posto, il Colon, che si assicura il ragazzo ai tempi delle scuole medie dopo un provino fallito con il Newell's. Alario gioca da centrocampista ma nei suoi trascorsi di provincia ha evidenziato alcune qualità importanti come la facilità di calcio e un colpo di testa efficace, nonostante il fisico non lo assista particolarmente.
Nelle giovanili del Sabalero viene trasformato da volante a punta con risultati eccezionali. Brucia le tappe, Alario, e a giugno del 2011 il tecnico della prima squadra Mario Sciacqua lo manda in campo per la prima volta con i grandi. La partita contro l'Arsenal è un vero tiro al bersaglio, e nel finale Alario ha due palloni d'oro per bagnare con gol il suo esordio, ma li spreca malamente.

Le stagioni successive permettono al Pipa di ritagliarsi un posto da titolare facendosi spazio in una rosa, quella del Colon, che a causa di ingenti problemi economici sta andando via via ad impoverirsi. L'epilogo scontato è la retrocessione del 2014, seguita però a ruota dalla pronta risalita un anno più tardi: Alario segna 6 reti in quindici apparizioni, dando così un importante contributo al ritorno in Primera Division del Sabalero. L'approdo al River Plate è la sliding door definitiva per la carriera dell'attuale numero 13 millonario: una sfida importante, per chi fino a quel momento non era ancora riuscito ad esprimere tutto il suo potenziale.

A farlo deflagrare improvvisamente ci ha pensato Marcelo Gallardo, tecnico della Banda nonché uno dei pochi Re Mida del calcio contemporaneo: tutto ciò che tocca il Muñeco si trasforma in oro. Portato al centro dell'attacco al posto dell'idolo di casa Cavenaghi, Alario diventa presto uno dei perni della squadra, che nel frattempo si porta a casa anche la Copa Sudamericana prima di venir rivoluzionata del tutto.




Alario però è sempre lì, pronto a buttare palloni in porta e ad affinare il proprio feeling con la tifoseria, ormai totalmente invaghita di lui: il 2016/17 rappresenta la miglior stagione per lui dal punto di vista realizzativo con 12 reti segnate, due delle quali al Boca Juniors.

Il rapporto con Gallardo è schietto, come conferma lo stesso tecnico in un'intervista a Diario Olé uscita in questi giorni. Riguardo alla possibile cessione del suo centravanti il Muñeco è stato chiaro:

"Sono sempre stato sincero con lui. So che prima o poi dovrà andare via ma spero che quel momento non sia ancora arrivato". 

Eppure le sirene di mercato sono forti e la Germania aspetta impaziente l'arrivo di uno degli attaccanti sudamericani più completi in circolazione. 

Il Pipa ha già strizzato l'occhio alla possibile destinazione: "La Bundesliga è uno dei campionati migliori del mondo e mi dicono che al Bayer manca un numero 9. So che devo migliorare su molte cose ma per me sarebbe un'occasione d'oro".

C'è un episodio in particolare che ne tratteggia la personalità. Prima della finale del Mondiale per Club contro il Barcellona, un giornalista lo avvicina e gli domanda con chi avrebbe scambiato la maglietta a fine partita. 


La risposta è arrivata tagliente: "L'unica cosa che voglio fare questa sera è tornare a casa con la coppa".

Alario è così. Chi lo conosce bene lo descrive come un uomo riflessivo e lungimirante. I soldi sono importanti ma non sono tutto, ed è per questo che a gennaio ha rifiutato il trasferimento in Cina, dove un club pare sarebbe arrivato ad offrirgli 24 milioni di euro l'anno.

Ha preferito rinunciare per non fare un passo indietro. D'altronde la sua vita è questa: dalla campagna santafesina al tetto del Sudamerica con il River Plate, la sua ascesa è coincisa con le scelte ponderate fatte fino ad oggi grazie alla vicinanza della famiglia.

Una famiglia potréra che anni fa lo guardava giocare a calcio scalzo per casa, sperando di ritrovarlo - un giorno - impegnato a fare il lavoro più bello del mondo.


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