venerdì 15 settembre 2017

L'ascesa di Naby Keïta



Mai come nel calcio si abusa del termine “progetto”, una parola che spesso – associata al mondo del pallone – non assume i significati che in realtà dovrebbe avere. Tra le eccezioni c'è sicuramente Lipsia, una fabbrica di talento che da un paio di anni sta stupendo l'intera Europa con il suo calcio giovane, fresco e propositivo. Il merito è tutto della Red Bull GmbH, multinazionale tra le più potenti in circolazione, che alcuni anni fa ha deciso di buttarsi a capofitto nel mondo del calcio, creando una rete di realtà che vedono nel Rasen BallSport Liepzig la loro massima espressione. 


La scalata del colosso Red Bull è fatta di tappe, e l'insediamento in Sassonia è il punto più alto toccato fino ad ora dall'azienda leader del settore delle bevande energetiche. Una rete di contatti che si sposta dal Brasile, con l'acquisizione del RB Brasil di Campinas, fino al Ghana (Sogakope FC), agli Stati Uniti (New York Red Bulls) e all'Austria, quartier generale dove la sorella minore del Lipsia – il Salisburgo – da anni tenta di sedersi al tavolo delle grandi. L'idea di riportare il calcio di grande livello in una piazza dove di calcistico è rimasto ben poco ha pagato. E non c'è voluto nemmeno molto: dopo il primo assalto fallito alla Bundesliga tre stagioni fa, il Lipsia ha conquistato in rapida successione una promozione ed uno storico secondo posto, che gli è valso la qualificazione in Champions League.

Gli artefici di questo successo sono tanti: a partire dal magnate e padrone Dietrich Mateschitz fino all'attuale tecnico della prima squadra - Ralph Hasenüttl – passando infine dal santone tedesco Ralf Rangnick, vero e proprio coordinatore e veicolatore di idee in una struttura aziendale dove ognuno ha compiti precisi. Quest'impostazione si riflette anche in campo, dove la compagine guidata da Hasenhüttl – nell'ultima stagione – ha messo in evidenza diversi giocatori molto interessanti.

Tra questi c'è Naby Keïta, centrocampista classe 1995, forse il talento più cristallino dell'intera rosa. Keïta arriva in Germania nel luglio del 2016 proprio dal Salisburgo su imbeccata di Rangnick, che in lui ha sempre intravisto le potenzialità del campione. E, in effetti, il passaggio dalla Bundesliga austriaca a quella tedesca Keïta non lo ha patito per niente, tanto che alla fine della sua prima annata a Lipsia è stato inserito nella top 11 stagionale. Le sue prestazioni non sono ovviamente passate inosservate: in estate tanti club europei si sono approcciati al Lipsia per sondarne la cessione, ma è il Liverpool – alla fine – ad averla spuntata. Con la promessa di lasciarlo in prestito per un altro anno e un assegno da 48 milioni di pounds, i Reds si sono assicurati uno dei centrocampisti del futuro.


La storia di Keïta non sfugge dai parametri classici di chi è nato in Africa. In Guinea, terra martoriata fino a poco tempo da un'epidemia di Ebola devastante, Naby muove i primi passi da calciatore. A nove anni entra nel settore giovanile dell'Horoya FC, una delle tante realtà della capitale – Conakry – dove il calcio si gioca per lo più per strada. Nel 2012 la famiglia di Keïta sceglie di stabilirsi in Francia, dove lavoro ed opportunità professionali aumentano soprattutto per lui.

Il primo anno in Europa passa inesorabile tra provini non superati e porte chiuse in faccia: prima il Lorient e poi il Le Mans decidono di dargli un'opportunità, ma il fisico poco sviluppato non convince i due club, che alla fine decidono di non tesserarlo. Durante un torneo organizzato dall'ex difensore del Celtic Bobo Balde, Keïta viene notato da un emissario dell'Istres – squadra allora militante in Ligue 2 – che ne stila una relazione positiva. Pochi giorni dopo Keita è in sede a firmare il suo primo contratto da professionista.


 


L'avventura nel nord di Marsiglia dura comunque poco. La classe del ragazzino che indossa la maglia numero 33 è troppa per passare inosservata, e infatti dopo una sola stagione arriva la chiamata dall'Austria. Rangnick, che lo ha seguito di persona, sta gettando le fondamenta del Salisburgo che dominerà poi il campionato locale per diverse stagioni consecutive. Keïta è un'occasione da non lasciarsi sfuggire, e una volta arrivato in Austria il guineano non ci mette molto a conquistarsi un posto da titolare. Al tecnico Alan Hutter basta il ritiro pre-campionato per dargli l'investitura di trequartista e libertà totale di giocata in campo. Nelle due stagioni al Salisburgo, Keïta mette insieme 20 reti ed 11 assist, contribuendo in maniera sensibile alla conquista di due titoli nazionali e vincendo il premio come miglior giocatore della stagione 2015/16.


 



Il resto è storia recente, riassunta da Hasenhüttl in una recente intervista rilasciata alla Bild: «Naby per noi è sempre stato importante – ha detto il tecnico commentando il possibile addio del centrocampista – è uno di quei giocatori che non andrebbero mai persi». La stima è reciproca: anche Keïta in passato ha avuto parole d'affetto per il suo attuale allenatore, mentre con Rangnick il rapporto si è un po' incrinato per via dei capricci estivi.

Il ragazzo - una volta convinto dal Liverpool - voleva andare via, e il Direttore Generale del Lipsia non l'ha presa bene: «Ha lasciato la testa in un villaggio della Guinea, dove qualcuno gli ha fatto il lavaggio del cervello». Nonostante le polemiche, Lipsia si tiene stretto il suo talento. Se dovessimo descrivere Keïta con un solo termine, questo sarebbe senza dubbio “dinamismo”. L'evoluzione nel ruolo di questo ragazzo ne sottolinea la voglia di sacrificarsi e l'applicazione messa in ogni allenamento per migliorarsi. I risultati sono arrivati in fretta, e la fiducia che ripone in lui Hasenhüttl è un ulteriore stimolo a lavorare per crescere ulteriormente.

Keïta nasce come trequartista, ruolo che ha ricoperto sia nell'Istres che nel Salisburgo, ma una volta arrivato in Germania ha dovuto fare i conti con un tecnico a cui piace sperimentare più moduli, mischiare le pedine e proporre un calcio nel quale tutti sanno fare tutto. A Lipsia quasi tutti sanno disimpegnarsi in più ruoli: Sabitzer, Ilsanker, Demme, Forsberg. Perfino i nuovi arrivati Bruma ed Augustin hanno subito capito il leit motiv. Così Naby ha spesso arretrato il suo raggio d'azione, giocando da mezzala destra in un centrocampo a tre o mediano nel 4-4-2 (alternativo al 4-2-2-2, specialità della casa), modulo usato attualmente dal Lipsia.


 



Keïta è un destro naturale che sa disimpegnarsi molto bene con il piede mancino, gioca quasi sempre ad un tocco e ama avere la palla sui piedi, tanto da scendere spesso quasi in linea coi difensori per chiamare il passaggio e cominciare l'azione. Nel ruolo ibrido da mezzala-trequartista segue molto bene l'azione e non disdegna la soluzione da fuori area, come successo nell'ultimo match di campionato contro l'Amburgo.

Tra i suoi difetti c'è senza dubbio la poca applicazione nella fase di non possesso, per la quale in passato è stato anche criticato e rimproverato dallo stesso Hasenhüttl. Il paragone più ricorrente lo vede accostato a N'golo Kanté, centrocampista del Chelsea al quale Keïta assomiglia anche fisicamente. Rispetto al francese però, Naby è meno propenso al sacrificio in ripiegamento, mentre è senza dubbio più efficace dalla trequarti in su. Alcuni, soprattutto in patria, parlano di lui come un potenziale Deco per via della sua attitudine a giocare un enorme mole di palloni. La tecnica di base, per ora, non è però ancora accostabile a quella del portoghese.


 



Caratterialmente, contrariamente a tanti suoi coetanei, ha sempre garantito affidabilità, ma le voci estive di mercato lo hanno turbato a tal punto che – durante uno dei primi allenamenti – ha reagito ad un'entrata dura di Diego Demme mettendo le mani al collo al compagno. Risultato? Allenamento sospeso e ramanzina da parte di tutta la squadra. 

Il riferimento, nemmeno tanto velato, di Rangnick alla famiglia di Keïta non è casuale. Il guineano è molto legato alla mamma. In un'intervista al Liverpool Echo ha raccontato di come viveva da bambino a Conakry: «Giocavamo a calcio ovunque, anche al supermarket. Ricordo che mia mamma si arrabbiava perché ogni cosa rotonda che trovavo la calciavo. Infatti – ricorda Keïta – ho rotto parecchi oggetti che poi mia mamma doveva ripagare. Era dispendioso mantenermi».

Oggi la famiglia è la sua più grande certezza: «Sono io la loro speranza – chiude il guineano – eravamo poveri e ogni soldo che guadagnavo per strada lo davo in casa. In Guinea la strada ti insegna a giocare a calcio. Se pensate che la pressione sia solo qui, vi sbagliate».

L'ascesa di Keïta coincide con quella del Lipsia. Due percorsi differenti ma per certi versi uguali: essere una novità, crescere, affermarsi, fare il grande salto. Lo ha fatto lui firmando con il Liverpool, la ha fatto la Red Bull conquistando la Champions League. E quest'anno, a braccetto, proveranno a stupire l'Europa.

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