giovedì 15 febbraio 2018

Soteldo brucia le tappe



Il Venezuela è considerato un paese calcisticamente in via di espansione. A testimonianza di ciò, va ricordato il finale in crescendo della Vinotinto nel percorso dedicato alle qualificazioni a Russia 2018, oltre alle ottime prestazioni delle nazionali giovanili a livello di sub-17 e soprattutto sub-20. Tutto questo fa a cazzotti con il contesto interno del paese, massacrato da anni da un tasso di inflazione da capogiro, il peggiore della storia, che ha portato il popolo a scendere in strada per protestare contro la il governo centrale di Caracas. Manifestazioni che, purtroppo, si sono trascinate dietro una scia di sangue preoccupante per l'immediato futuro del paese.

Il calcio venezuelano, ovviamente, fatica a riprendersi, ma molti dei giovani talenti locali esplosi recentemente hanno già lasciato il paese verso lidi più tranquilli. 

Da Wuilker Farinez a Angel Herrera, quasi tutti i gioiellini dell'ultima infornata sub-20 sono volati all'estero per compiere un ulteriore step della propria carriera. C'è chi è andato negli USA, chi in Europa, ma anche chi è rimasto in Sudamerica.

Yéferson Soteldo è uno di loro, e il paese scelto per fare da cuscinetto a una carriera pronta ad esplodere a breve è il Cile, dove a dicembre del 2016 la joya venezuelana si è trasferita per firmare, un po' a sorpresa, con il Huachipato. La sua voglia di trovare spazio lo ha convinto che sarebbe stato meglio scegliere una squadra nella quale ritagliarsi un posto da titolare sin da subito.

La grande annata disputata tra Huachipato e Vinotinto ha portato diversi club, tra i quali il Cruz Azul, a interessarsi al ragazzo, che però alla fine, spiazzando un po' tutti, ha deciso di rimanere in Cile e accasarsi alla Universidad de Chile. La U, reduce da un terzo posto in campionato, ha deciso di puntare forte su Soteldo per regalare al dt Ángel Hoyos un giocatore rapido e abile nel dribbling, l'elemento che tanto è mancato a una compagine alla continua ricerca del salto di qualità decisivo. Un trasferimento prezioso, che si piazza direttamente in cima alla classifica dei movimenti record per il calcio cileno: la U pagherà infatti 7 milioni di dollari allo Zamora per assicurarsi l'intero cartellino di Soteldo . Un investimento importante, che porta a grandi responsabilità per un ragazzo costretto da sempre ad affrontare grandi difficoltà, come la convivenza con un fisico che non ha mai voluto saperne di svilupparsi.



«Da ragazzino lo costringevo a fare da sparrin partner nelle partite coi ragazzi più grandi di lui. Dicevo loro di non risparmiarsi e a lui di difendersi e colpire. Credo di aver fatto il suo bene: lì ha capito che poteva farcela anche se il fisico non lo aiutava».

Noel Sanvicente, oggi allenatore del Caracas, è stato il mentore di Soteldo, la figura fondamentale grazie alla quale il giovane talento originario di Acarigua è esploso definitivamente. Fu proprio Sanvicente a prenderlo sotto la sua ala protettiva quando Soteldo, appena quattordicenne, lasciò le giovanili del Carabobo per trasferirsi a Barinas, dove ad aspettarlo c'era lo Zamora, uno dei club più importanti dell'intero panorama venezuelano. Sanvicente capì subito le potenzialità di Soteldo, ma il fisico rappresentava un fattore abbastanza limitante: «Abbiamo cominciato subito a lavorare su di lui affiancandogli un nutrizionista - ha raccontato a La Tercera - Fece una cura a base di proteine per provare ad accellerare la sua crescita, ma quando giocava i tifosi borbottavano e mi chiedevano di comprargli dei pantaloncini più stretti. Lo chiamavano Manzanita perché da bambino vendeva le mele per strada"».

Sanvicente ha sempre sostenuto che l'altezza non poteva rappresentare un ostacolo. A concordare con l'ex ct del Venezuela è anche Pablo Rotolo, preparatore fisico del Huachipato, che si è occupato in prima persona delle visite mediche di Soteldo, non appena sbarcato a Talcahuano.

«Sono rimasto impressionato dalla sua rapidità - ha dichiarato Rotolo a La Tercera - ha degli spunti nel breve non comuni, figli del suo baricentro basso. Anche nei cambi di direzione è un fulmine, e la cosa incredibile è che nel frattempo riesce a tenere la palla attaccata al piede. Se fosse alto dieci centimetri in più non potrebbe ottenere certi risultati».

E in effetti nel Huachipato ci ha messo davvero poco a ritagliarsi il suo spazio, chiudendo la sua esperienza con 22 presenze, 2 reti segnate e tante giocate d'alta scuola. Uno score, quello di Soteldo, che sarebbe potuto essere migliore se non avesse dovuto assentarsi per andare in ritiro con il Venezuela, col quale ha disputato un mondiale sub-20 da protagonista, trascinando la Vinotinto fino alla finale persa poi contro l'Inghilterra. La stagione giocata da assoluto protagonista, con addosso la maglia numero 30 degli Acereros, ha portato anche alcuni riconoscimenti personali molto importanti. A soli vent'anni infatti Soteldo è stato il più giovane della storia del calcio cileno a vincere il premio come miglior straniero del campionato, oltre a essere inserito nella formazione ideale de El Gráfico e essere stato eletto miglior sportivo straniero dell'anno in Cile.


«Arrivare in un club come la U è un sogno», ha detto Manzanita durante la sua presentazione alla stampa locale, organizzata dal club nel centro sportivo posto all'interno della Universidad de Chile, ateneo rinomatissimo in particolare per la sua prestigiosa facoltà di medicina.

«Tutto ciò che devo fare adesso sudarmi il posto e iniziare qualche trasfusione di sangue blu. Lotteremo su tutti i fronti e faremo bene anche in Copa Libertadores. Ho scelto la U perché qui c'è voglia di vincere. Sempre».

Soteldo indosserà la maglia numero 10, richiesta espressamente al momento della firma del contratto: «E' il numero che sento mio, lo chiesi anche al Huachipato ma giustamente c'erano delle gerarchie da rispettare. Qui hanno deciso di darmelo, e io sono contento perché mi sento ulteriormente responsabilizzato».

Le sue qualità nello stretto e la grande capacità nel dettare l'ultimo passaggio hanno portato Soteldo a ricoprire più ruoli. Nello Zamora, club col quale ha segnato il suo primo gol da professionista a diciassette anni (contro il Carabobo, la squadra che lo ha cresciuto), agiva principalmente da trequartista, un ruolo cucitogli addosso da Sanvicente e valorizzato da Dudamel, altra personalità fondamentale nella crescita di Manzanita. Una volta arrivato in Cile però è stato dirottato sugli esterni per sfruttare al meglio la sua capacità di utilizzare indifferentemente entrambi i piedi. Soteldo sta lavorando anche sulla fase realizzativa, ulteriore testimonianza della sua voglia di crescere e migliorarsi continuamente. All'esordio ufficiale in maglia U ha addirittura giocato da interno sinistro, con libertà di muoversi in verticale per andarsi a cercare i propri spazi. 

«Avevo bisogno di un giocatore come lui, uno di categoria superiore che mi potesse dare diverse alternative di gioco. Rende meglio alto a sinistra, ma può giocare veramente ovunque e ha la capacità di spaccare le partite dal nulla».

Parole di Ángel Hoyos, attuale allenatore di Soteldo ed ennesimo estimatore di quel metro e sessanta che sprizza talento in ogni giocata.




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