L'esultanza dello Standard dopo un gol (soccerway.com) |
Passeggiando nel cuore della Vallonia si possono ascoltare diverse storie affascinanti, intriganti, narranti gesta che paiono lontanissime e sbiadite, seppur figlie dei mitici anni '80. A Liegi, capoluogo di una delle regioni più affascinanti d'Europa, basta percorrere la bellissima via centrale che conduce alla monumentale cattedrale di San Paolo per capire che, in Belgio, la città rappresenta molto più di un semplice punto geografico. E' senso di appartenenza. E di quest'appartenenza, lo Standard Liegi rappresenta l'orgoglio calcistico di chi ha dalla sua parte un blasone tale da permettergli di andare avanti a testa alta, nonostante i pochi successi dell'ultimo trentennio.
Era infatti la stagione 1981/82 quando i biancorossi venivano chiamati a compiere l'impresa più impossibile della loro intera storia calcistica dal lontano 1898, anno della fondazione. Quell'anno, infatti, lo Standard arrivò in finale di Coppa delle Coppe guidato dal santone Raymond Goethals, ma perse 2-1 contro il Barcellona in una partita controversa che, anni dopo, verrà rivalutata dopo alcune scoperte che col calcio ebbero poco a che fare. Era lo Standard dei fenomeni, con Michael Preud'homme in porta e Arie Haan a dirigere le operazioni, mentre in attacco si esprimeva uno dei più grandi talenti belgi della storia, quell'Eric Gerets divenuto poi anche ct della nazionale. Oggi, la società presieduta da Roland Duchâtelet è ben lontana da quegli antichi fasti, ma dopo le ultime tre fallimentari stagioni (mitigate, va detto, dalla conquista di una Coppa e una Supercoppa del Belgio) si intravede una luce in fondo al tunnel.
A testimoniarlo è la partenza sprint in Jupiler League, dove il club di Liegi ha inanellato nove vittorie su altrettante partite giocate, vantando - almeno ad oggi - il miglior attacco e la miglior difesa oltre all'aver messo in fila tutte le rivali. Il Bruges, l'Anderlecht e lo Zulte Waregem non sono riuscite per ora a tenere il passo, e in attesa degli scontri diretti, sono costrette a guardare inermi il calcio spettacolo della squadra diretta dal 38enne israeliano Guy Luzon. E' lui l'uomo copertina e l'idolo in città; arrivato l'anno scorso in Belgio; dopo aver maturato esperienze di secondo piano in patria ha accettato di dirigere la squadra di Under-21 dello Standard, per poi essere chiamato dai "grandi" dopo aver vinto il campionato di categoria. Il suo 4-4-2 lineare parrebbe il classico schema di chi non vuole osare, o di chi comunque non ha fiducia del materiale messogli a disposizione della società. Invece Luzon ha impostato un undici tutto corsa e spirito offensivo, tanto che non è raro vedere lo Standard - in fase d'attacco - trasformarsi in un martello sotto forma di 4-2-4. Con questo modulo sono arrivate nove vittorie, alcune difficili (come il 2-0 sul campo del Genk), altre sul velluto, come il 5-0 rifilato al Cercle Bruges a domicilio nell'ultimo turno.
Come anticipato, è proprio l'attacco il punto di forza di questa squadra, ed è curioso notare come proprio il reparto offensivo - eccezion fatta per De Camargo - sia completamente di origine africana. Anzi, il lavoro fatto dallo Standard nel Continente Nero è da anni un vanto per la società, dato che grazie ad uno staff preparatissimo, il club ha aperto diverse scuole calcio nella parte ovest sparse tra Ghana, Camerun, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo. E' proprio lì che nascono i diamanti con i quali i biancorossi si stanno imponendo all'attenzione di tutti. Il centravanti Michy Batshuayi (1993) è il bomber della squadra, mentre sulle fasce si disimpegnano alla grandissima due folletti come Geoffry Mujangi Bia - a destra - e Paul Josè M'Poku (1992), che a sinistra è diventato un vero e proprio scardinatore di difese. Un altro classe 1993, Imoh Ezekiel, pare essere il più talentuoso, almeno secondo gli addetti ai lavori ed agli scout che battono perennemente i terreni della Jupiler. Tutti - eccetto Ezekiel - sono stati portati in Belgio da bambini, ottenendo così la doppia cittadinanza per garantire un buon futuro anche alla nazionale dei Diavoli Rossi. La menzione d'onore la merita Eiji Kawashima, pittoresco portiere giapponese ormai adottato dalla città, ogni estate in procinto di lasciare Liegi e puntualmente convinto a restare. Con il difensore brasiliano Kanu, il terzino sinistro - e capitano - Van Damme e l'esterno Carcela Gonzalez, è lui a rappresentare le certezze di questa compagine. Le scommesse? Beh, se non basta il talentuoso parco attaccanti, segnatevi questo nome: Alpaslan Ozturk, nato ad Istanbul nel 1993 e colonna della selezione turca Under-21, un centorcampista centrale davvero interessante.
E' un po' presto per dire se e dove potrà arrivare questo Standard, ma la sensazione che si ha a Liegi e dintorni è che questo gruppo possieda qualità fuori dalla norma. Dalla sfrontatezza giovanile alla voglia di emergere, tutto pare a favore di questi ragazzi che stanno stupendo l'Europa. E anche se tornare ai livelli degli anni '80 può sembrare un'impresa titanica, basterebbe solo bissare il biennio 2007-2009, che ha portato in eredità gli ultimi due titoli dei dieci totali conquistati dallo Standard nella propria storia. Era la squadra di Mbokani, Defour, Jovanovic e soprattutto Witsel, vere icone indimenticabili; oggi ci sono Batshuayi, Ezekiel e la carica dei terribili ragazzini che non hanno paura di diventare grandi. Basterà? A Liegi ci credono. Perchè in Vallonia, tutto è possibile.
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