mercoledì 23 aprile 2014

Zwolle, c'è sempre una prima volta. Ed ora arriva l'Europa


Ci sono quelle sere che ricorderai per sempre. Dentro l'uovo di Pasqua, poi, spesso si trovano sorprese inaspettate. E' quello che devono aver pensato allo Zwolle nella giornata santa di un 2014 da archiviare come annata migliore della propria storia. Lo Zwolle, nel suo ventiquattresimo anno di età dopo la rifondazione, si porta a casa la sua prima coppa d'Olanda dopo aver perso le uniche due finali mai raggiunte nella sua centenaria storia. E lo fa in grande stile, seppellendo un irriconoscibile Ajax.


"MANITA" SERVITA - Quasi quarantatremila persone hanno assistito ad un pezzo di storia, scritto dalla piccola matricola in quel di Rotterdam, in uno stadio che - di solito - è teatro di partite un pochino più importanti e dove i tifosi dell'Ajax, da qualche anno, non possono più venire a causa del divieto di trasferta in occasione del match con il Feyenoord. In campo, invece, c'è la rivisitazione in chiave moderna dell'epica favola che vedeva il piccolo Davide abbattere il gigantesco Golia; cinque gol, uno più bello dell'altro, hanno permesso allo Zwolle di sollevare al cielo una coppa inattesa battendo l'Ajax, la più grande d'Olanda per antonomasia. Tra l'incredulità delle migliaia di tifosi giunti dal nord-est del paese, il neozelandese Ryan Thomas ha ribaltato in pochi minuti la contesa aperta in avvio da Van Rhjin, incanalando la gara su un binario insperato. Poi è toccato a Guyon Fernandez, attaccante scuola Feyenoord passato anche per Excelsior e Den Haag, scrivere per due volte il proprio nome sul tabellino dei marcatori e fissare il parziale - a fine primo tempo - sul 4-1. Incredibile, davvero. Come il 5-1 che il terzino Van Polen metterà a segno in avvio di ripresa, con fortuna e istinto: l'ultimo colpo al Golia ajacide, pesantemente contestato dai propri supporter a fine partita.

CI PENSA JANS - Zwolle, poco più di centomila abitanti nella provincia dell'Overijssel, non è mai stata abituata a calcare grandi palcoscenici. Così come la società, rifondata in più occasioni dopo essere nata da una fusione (da qui il nome completo PEC Zwolle) e costretta per anni a fare l'ascensore tra la prima e la seconda divisione olandese. Da un biennio però la musica sembra cambiata, grazie ad una nuova società strutturata su più scalini e impersonificata dal presidente Adriaan Visser (in carica dal 2009), che un anno fa ha affidato la panchina ad un guru come Ron Jans, appena scaricato dallo Standard di Liegi. Con Jans, chiamato a dare continuità alla buona stagione passata, lo Zwolle inizia alla grande la stagione, inanellando parecchi successi di fila e giocando un 4-3-3 a tratti devastante. D'altronde, è la storia di questo tecnico che insegna quanto sia sensato affidarcisi; Jans, che da giocatore ha anche difeso i colori dei Blauwvingers, tra il 2002 ed il 2010 ha scritto pagine importanti della storia del Groningen, preso sull'orlo del fallimento e portato - tra le altre cose - a due storiche qualificazioni in Europa League, passando poi ai rivali dell'Heerenveen, anche loro condotti in Europa. Il suo stile di gioco è proprio tutto ciò che può definirsi "alla olandese": tre punte, esterni larghi che puntano e spesso segnano, tre centrocampisti di sostanza ma con piedi educati e - ovviamente - due pendolini sulle fasce come terzini. L'impatto di Jans è stato subito positivo nell'ambiente biancoblu: quattro vittorie di fila in avvio di stagione, seguite da prestazioni importanti e una vetta della classifica tenuta con l'Ajax fino a fine novembre, prima di un piccolo crollo e - oggi - una ripresa interessante, che ha portato la squadra in zona Europa. Anche se, l'Europa, è matematicamente ufficiale dopo la grande vittoria in Coppa d'Olanda.

UNDICI GREGARI - Ma sarebbero anche di più, contando le riserve. E' questo il grande segreto dello Zwolle di Jans: tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile. Il tecnico è stato davvero bravo a valorizzare ogni aspetto positivo in suo possesso, e con essi anche giocatori dallo spiccato valore umano. L'impatto più importante è arrivato dalle punte, in particolare dal già citato Fernandez e da Fred Benson, in panchina domenica, ma tassello importantissimo durante la stagione. Inoltre, come da buona tradizione, lo staff ha lanciato ottimi prospetti che, mixati ad elementi d'esperienza, sono andati a comporre un mosaico interessante, troppo leggero dietro (quasi due gol di media subiti a partita) ma migliorabile col tempo. Oltre al 19enne Thomas, eroe di coppa, Jans punta molto sul greco Karagounis e sul sudafricano Makotjo, una diga 23enne che il Feyenoord ha troppo frettolosamente scaricato. Non è ancora possibile prevedere il prossimo futuro, ma con la vittoria di questo prestigioso trofeo il presidente Visser dovrà giocoforza mantenere l'ossatura di quest'anno e puntellare la squadra con qualche innesto di valore. Magari da rilanciare, come è spesso successo in questi anni, ma con la consapevolezza di poter crescere ulteriormente. Zwolle con vista Europa: chi lo avrebbe mai detto?

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