Centosei anni.Tanto c’è voluto per arrivare a questa serata storica, in cui il San Lorenzo alza al cielo la sua prima Copa Libertadores della storia.
Là dove non erano riuscite squadre molto più forti ed attrezzate che hanno fatto parte della storia centenaria del Ciclon,
c’è riuscita la truppa di Edgardo Bauza, sergente di ferro che da oggi
sarà ricordato per sempre. Un successo meritato, arrivato nella
Libertadores più lunga di sempre – durata 108 giorni a causa della pausa
per il Mondiale brasiliano – e culminata nella serata di ieri, in un Nuevo Gasometro strapieno.
Davanti alla sua gente il Cuervo può esultare; le immagini
più belle e toccanti sono quelle che arrivano al triplice fischio finale
dell’arbitro brasiliano Sandro Ricci. “Sono emozionato come non lo sono mai stato nella mia vita”
urla alle telecamere di ESPN Marcelo Tinelli, numero uno del club,
pochi istanti dopo essersi lasciato andare ad un profondo abbraccio con
il figlio; “Abbiamo fatto una grande impresa“, gli fa eco il Paton,
pizzicato da una telecamera a fissare la tribuna popolare in festa con
uno sguardo calamitato. Poi, appunto, c’è lei, la compagna di viaggio
ideale, “La Gloriosa Butteler“, degna chiusura di una nottata lunghissima con il suo canto d’appartenenza a Boedo, un quartiere che al San Lorenzo deve ancora venir restituito.
Ci sono voluti 106 anni per arrivare qui, ma l’edizione 2014 di Libertadores ha fatto capire fin dall’inizio che al Bajo Flores si
poteva fare sul serio nell’intento di riportare il trofeo in Argentina.
Anche perchè, contrariamente ad altre annate, quest’anno la buona sorte
non è mancata; soprattutto nel girone, dove il Cuervo ha passato il
turno solo grazie ad una differenza maggiore di reti ripsetto
all’Independiente del Valle e vincendo all’ultima giornata con un
rotorno 3-0 lo “spareggio” contro il Botafogo. Il Brasile ha portato
particolarmente bene agli azulgrana, che negli ottavi hanno avuto la
meglio ai rigori sul Gremio, e poi successivamente regolato il Cruzeiro
grazie ad un gol di Piatti che ha steso la Raposa nella gara di
ritorno. Infine, la goleada al Bolivar e la doppia finale, vinta contro
un Nacional generoso ma che mai ha dato l’impressione di poter
impensierire una squadra nettamente più preparata.
Dopo l’1-1 di Asuncion, a risolvere la contesa ci ha pensato un
rigore procurato dal ritrovato Cauteruccio e trasformato da Nestor
Ortigoza, califfo del centrocampo e autore di una Libertadores pazzesca
assieme al suo “socio” Juan Mercier, altro giocatore adatto ad ogni tipo
di battaglia. Assieme a loro, una rosa di assoluto livello, forse tra
le migliori del Sudamerica: partendo dalla retroguardia dove il portiere
Torrico si è ritrovato, ha spiccato il duo centrale composto da Cetto e
Gentiletti, ma soprattutto i terzini di spinta che hanno rappresentato
una grande variante tattica per Bauza. Con il loro dinamismo, Buffarini e
Mas hanno spaccato a metà diverse partite, non ultima l’andata contro
il Nacional. Detto di Ortigoza e Mercier poi, davanti – a parte
Cauteruccio – il tecnico ex LDU ha avuto diverse opzioni, tutte
abilmente sfruttate; partendo da Corréa – che ora non c’è più – passando
per Piatti (MVP della manifestazione, privato di una finalissima
meritata), l’incisivo Matos e il prezioso Villalba.
Insomma, appunto, un
successo annunciato.
L’ultimo atto andrà in scena la prossima settimana, quando il club
sbarcherà in Italia per portare la coppa a Papa Francesco, di rientro
dal viaggio a Seul. Chissà, magari le mani sante del pontefice faranno
sì che questo non sia un epilogo, ma una grande inizio.
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