martedì 26 agosto 2014

Se c'è l'Aia... c'è gioia: l'ADO Den Haag studia da grande

Alla terza giornata la prima gioia. L'ADO Den Haag, alla sua settima partecipazione consecutiva in Eredivisie, rappresenta la capitale amministrativa olandese che vuole emergere anche nel calcio. Dopo anni travagliati, in cui ha fatto perennemente da ascensore tra la prima e la seconda divisione passando per due fusioni, la società gialloverde sembra aver finalmente trovato la propria dimensione.




All'Aia l'entusiasmo non manca. L'orgoglio cittadino si chiama ADO Den Haag, club tra i più vecchi d'Olanda, società con una storia importante alle spalle e parecchia voglia di emergere. Fortunatamente negli ultimi anni l'ADO non è più solo la squadra "ascensore" dei decenni passati, ma grazie ad organizzazione ed una buona solidità societaria, ha inanellato una serie di campionati tranquilli con l'acuto del quinto posto del 2011. Nell'ultimo biennio poi sono arrivati due noni posti, con rose che sulla carta erano state designate da tutti gli addetti ai lavori come vittime sacrificali.

Per parlare di questo club bisogna però partire da molto indietro. Sì, perchè prima degli anni '70 all'Aia c'erano due squadre (l'ADO e l'Holland Sport) che per far fronte allo stradominio delle grandi decisero (anzi, a decidere fu il comune) di fondersi. Il risultato fu una lunga militanza nella massima serie con sporadiche apparizioni nell'alta classifica, una coppa d'Olanda nel 1975 (bissando il successo di sette anni prima) e molti piazzamenti onorevoli che ne fecero la quarta squadra d'Olanda. Sul finire del secolo però successe qualcosa, ovvero che la compagine della capitale amministrativa olandese retrocesse e passò in Eerste Divisie parecchie stagioni salvo poi tornare nel 2003 dopo la seconda fusione della propria storia, con l'FC Den Haag, che poi ha dato il nome definitivo al club. Oltre al traguardo tanto agognato, ciò che rimane di quella promozione è la festa allo "Zuidepark", stadio che poi è stato abbattuto per fare spazio al più moderno "Kyocera Stadion", un catino infernale in cui il "North-Side", frangia estrema della tifoseria dell'Aia, ha più volte conquistato la copertina per i suoi metodi poco ortodossi di accogliere le tifoserie avversarie, in particolar modo quella dell'Ajax, fatta oggetto molto spesso di discriminazioni razziali ed antisemite per via delle origini ebree ajacidi.


Dopo essere stata promossa in Eredivisie nel 2008 (una rapida apparizione in Eerste, la seconda divisione olandese), l'ADO ha iniziato un percorso di crescita tradotto in campo da un progetto che vedeva giocatori giovani o da rilanciare, affiancati a tecnici emergenti. In tal senso, John Van den Brom e Maurice Stejin sono stati gli allenatori che più hanno dato a questa società in termini di risultati, dato che il primo ha imbastito un'intelaiatura vincente per un lavoro completato dal secondo. Nel 2011 il Den Haag vince i playoff per andare in Europa League proprio con van de Brom in panchina, trascinato dai 21 gol del russo Bulykin e un gioco iper offensivo, marchio di fabbrica del 4-3-3 in cui spiccarono le doti dei vari Toornstra, Immers e Verhoek, oggi tutti protagonisti in Eredivisie con maglie diverse. L'anno successivo però l'avventura europea si concluse presto, contro i ciprioti dell'Omonia, così che il nuovo tecnico Stejin - subentrato in estate al predecessore, potè concentrarsi esclusivamente sul campionato dove arrivò una salvezza all'ultimo turno, grazie ad una combinazione fortunata di risultato che premiò l'ADO a discapito del VVV. Ma Stejin era in pefetta sintonia con la società, e nei due anni successivi ha portato la nave in salvo con stagioni giocate esprimendo un discreto gioco senza rischiare mai nella zona calda. A pochi mesi dalla fine dello scorso campionato però Stejin viene allontanato dopo una serie di risultati imbarazzanti, e al suo posto viene promosso il suo secondo Hendrikus Fraser, detto "Henk".

Classe 1966, Fraser è nato a Paramaribo - in Suriname - come molti immigrati olandesi, e nel 1990 ha fatto parte della spedizione italiana dell'Olanda ad Italia '90. Ex difensore centrale, ha giocato in Eredivisie da metà anni '80 al '99, vestendo le maglie di Sparta, Utrecht, Roda e Feyenoord, trovando poi posto nelle giovanili del club dell'Aia diventandone uno dei tecnici più considerati e preparati. Subentrato a Stejin, Fraser non ha smobilitato ed anzi ha proseguito la strada tracciata, filosoficamente imperniata sul gioco offensivo con tre punte e ripartenze. Confermato dopo il buon lavoro svolto, Fraser si è trovato a fare i conti con le poche possibilità della società sul mercato che quest'estate ha operato esclusivamente a parametro zero, vendendo l'unico pezzo pregiato (Tjaronn Chery) al Groningen per monetizzare quel poco per risistemare qualche conto di troppo. Ciononostante, la squadra ed il suo gioco non ne hanno risentito: dopo il brutto casalingo con sconfitta subita dal Feyenoord, il Den Haag è andato a pareggiare 2-2 sul campo del Twente dominando il match per larghi tratti, per poi dilagare davanti alle 11 mila presenze del "Kyocera Stadion", gioiellino nel quale il Groningen è stato asfaltato 3-0. Grandi protagonisti della giornata la punta Michiel Kramer - classe 1988, consacratosi nel Volendam - e la mezzala sinistra danese Kristensen, unico arrivo di spessore nella scorsa sessione di calciomercato assieme al portiere connazionale Martin Hansen.


Il gioiellino di casa si chiama Roland Alberg (in foto), regista 24enne cresciuto nel NAC ed emigrato per due stagioni in Turchia all'Elagizspor prima di tornare in patria a vestire i colori gialloverdi. Alberg, destro naturale, è letale sui calci piazzati e un perfetto assist-man, tanto che su di lui paiono aver già messo gli occhi PSV ed Ajax. Molto importante l'apporto in difesa di Gianni Zuiverloon, 27 anni ed esperienza da vendere. Insomma, Fraser ha assemblato un "melting pot" di età, tirandone fuori un gruppo compatto e pronto a qualsiasi battaglia. Difficile fissare un obbiettivo per quest'anno; la squadra è mediamente giovane e può arrivare ovunque, anche se con  le limitate risorse a disposizione c'è sempre da sperare che durante la stagione non venga venduto qualche titolare inamovibile. Certo è che le ambizioni non mancano, soprattutto al numero uno della società Jagersma, uno con la testa priettata al futuro ed al nuovo centro sportivo in cantiere in cui cresceranno i nuovi talenti che poi genereranno plusvalenze da capogiro.

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