martedì 21 ottobre 2014

Paderborn sogna l'Europa


Puoi sognare l'Europa anche se sei un piccolo club. Questo è il sunto della prima parte di una Bundesliga che ancora una volta non è avara di sorprese, soprattutto per quanto riguarda le neopromosse. Se il Colonia vivacchia al centro della classifica grazie ad una difesa bunker, il Paderborn è la novità che avanza. Una novità che, come qualche anno fa capitò all'Hoffenheim, vuole continuare a stupire.


In tal senso il settimo posto, a cavallo della zona Europa League, non deve considerarsi un'impresa. Il Paderborn è una squadra quadrata, che gioca un calcio semplice ma redditizio, non ha stella ma gente che si conosce a memoria grazie alla sapiente mano di André Breitenreiter, uno che da calciatore sfondava reti nelle divisioni minori con il "canto del cigno" nelle fila dell'Unterhaching. Il suo 4-5-1 è una novità per i piani alti del calcio tedesco, abituati a vedere squadre che giocano con un assetto iper-offensivo; ma Breitenraiter sa che senza equilibrio difficilmente arrivano i risultati, così si affida ad un solo attaccante di ruolo molto mobile e ai movimenti continui dei centrocampisti.

Per raccontare la storia di questo club sarebbe troppo semplice partire dal recente passato. Nato nel 1985 da una fusione tra due relatà locali, Paderborn ben presto diventa un assiduo frequentatore della Zweite Bundesliga, la seconda serie tedesca, nella quale arriva nel 2005 per poi rimanerci fino allo scorso anno. In mezzo, una breve discesa in Regionalliga, già cancellata dai successi recenti. La scorsa stagione è stata una cavalcata vincente, con il campionato terminato al secondo posto dietro al Colonia schiaccia sassi ma davanti a squadra decisamente più importanti, come il Kaiserslautern. Il Paderborn è però anche un esempio di come si manda avanti una società sana. Wilfred Finke è il numero uno del club; il miliardario renano da qualche anno ha cominciato ad investire somme importanti per rinforzare le infrastrutture e l'assesto societario. Il risultato è la bellissima e futuribile "Benteler-Arena", stadio da poco più di 15 mila posti che viene spesso riempito per gli incontri casalinghi dei neroazzurri. 

Finke ha progettato questo impianto a misura di bambino, mettendo a fuoco il fatto che i ragazzi rappresentano la continuità di tifo in questa cittadina nella quale, molti adulti, simpatizzano per le grandi tedesche. Così il presidente del Paderborn ha creato un progetto dal nome che non lascia spazio ad interpretazioni: il "Kid's club". Un'idea lanciata nel 2009-10 e rivolta alla fascia d’età tra i 5 e i 14 anni (la tessera costa 48 euro all’anno), che coinvolge attualmente 300 bambini. Cosa succede? Succede che allo stadio si va senza genitori. I baby tifosi iscritti al programma assistono alle partite in casa ma anche in trasferta del Paderborn soli soletti, sotto la supervisione degli insegnanti. Vengono inoltre attuati programmi educativi, dall’alimentazione alla lettura, e la squadra tiene incontri periodici nelle scuole.
Il successo delle iniziativa della società si è poi concretizzato nelle casse del club, che ha visto vertiginosamente aumentare gli abbonamenti, toccando quota 11 mila in questa stagione.
Un'altra curiosità riguarda gli orari; in città è infatti vietata ogni tipo di manifestazione che si estenda oltre le ore 22, il che costringe il Paderborn a non poter mai giocare in anticipo di venerdì.

In campo, come si diceva, di individualità ce ne sono poche, ma ciò che sorprende della squadra di Breitenreiter è la facilità e l'organizzazione che fa del Paderborn una compagine ostica da affrontare. Elias Kachunga è senza dubbio l'elemento più interessante; classe 1992, l'agile punta del 'Born è approdata qui due stagioni fa dopo aver maturato esperienze con Hertha, Osnabruck e Borussia Moenchengladbach, club nel quale è cresciuto calcisticamente. Ad oggi è il capocannoniere di una cooperativa del gol, che ha segnato 11 reti in cinque partite, chiudendone tre con zero reti all'attivo, con alcune perle messe a referto tipo il gol di Stoppelkamp all'Hannover, con l'ex Monaco 1860 capace di segnare dalla propria metà campo.

Gli obbiettivi, ad oggi, sono difficilmente definibili. Certo è che questa squadra ha le carte in regola per salvarsi con una relativa tranquillità, soprattutto se a gennaio Finke dovesse mettere mano al portafoglio per rinforzare la rosa di Breitenreiter. Un tecnico che non ama le prime donne ("Qui non siamo al Bayern, serve che tutti si mettano a disposizione del gruppo"), ma sa far giocare bene le sue creature.

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