lunedì 4 maggio 2015

Il geometra di Valencia


Minuto 56 di Valencia - Eibar, primi di maggio. Rodrigo De Paul spara un destro sulla traversa che ritorna in campo verso un compagno. Un'aggiustatina, poi la botta che si insacca nell'angolo a mezz'altezza non lasciando scampo al portiere basco Irureta. L'esultanza con tanto di dita al cielo è quella di Daniel Parejo, capitano e stella di un Valencia che quest'anno sta facendo di tutto per tornare in Champions League.

La truppa di è un gruppo davvero interessante, con un undici titolare tendenzialmente giovane (nell'ultima partita l'età media all'inizio non toccava i 24 anni) e tanti ragazzi che nella "comunidad" si sono affermati. Oltra ai vari Paco Alcacer e Gaya (a proposito, a giorni dovrebbe arrivare il prolungamento con clausola rescissoria fissata a 50 milioni per il mancino), Dani Parejo è il giocatore che salta più all'occhio. Si sta consacrando, Dani, tanto da non tradire - e far tornare alla mente - le parole che disse di lui il grande Alfredo Di Stefano: "Questo ragazzo diventerà un giocatore fantastico". E forse non aveva torto, il grande Don Alfredo, che nel 2009 lo scoprì nella periferia madrilena e se lo assicurò per il vivaio delle "merengues", diventandone uno dei primi fans nonchè grande seguitore della sua evoluzione.

Purtroppo Madrid non è un posto calcisticamente facile per imporsi, e malgrado il passato sembrasse prospettare un'ascesa frenata dalle prospettive, oggi Parejo non può che ringraziare quel giorno in cui lasciò la capitale ed il Castilla. Eppure il talento c'era già (solo con la nazionale nel 2007 vinse un Europeo under 19 e due anni dopo i Giochi del Mediterraneo, per poi - nel 2011 - alzare il trofeo under 21), bastava solo capirlo. Nato a Coslada nel 1989, nel sobborgo madrileno Parejo cresce in campetti polverosi giocando diversi anni con il piccolo La Espinilla come attaccante. Il suo senso del gol e la sua tecnica lo fanno ribattezzare "el Principe", in onore di Enzo Francescoli, uno dei suoi idoli d'infanzia, fino al 2007 quando - proprio Di Stefano - lo nota ad un torneo e lo porta al Real. Dove, purtroppo, Dani non avrà molte chance di imporsi. Un breve prestito al QPR è il preludio al trasferimento al Getafe, estate 2009, club piccolo e senza pressione dove finalmente si può crescere in pace. E Parejo cresce, eccome. In Real Madrid - Getafe (finale 0-3, prima volta nella storia) uccella pure Casillas con una zingarata in dribbling e aiuta "los getafenses" a centrare la qualificazione in Europa League. Così la "casa blanca" prova a riportarlo a casa, ma il Getafe lo riscatta e un anno più tardi, dopo averlo trasformato in una mezzala coi fiocchi, lo cede per sei milioni di euro al Valencia.

Grande affare? Sì. Ma c'è bisogno di tempo, perchè nel frattempo il Valencia è in crisi societaria e tecnica, cambia parecchi allenatori e non appena arrivato nel nuovo club Dani Parejo si trova davanti due mostri sacri del centrocampo come Ever Banega e Fernando Gago. Pellegrino e Valverde lo utilizzano con il contagocce, ma poi- siamo nel 2013 - arriva Miroslav Djukic, che ne fa uno dei perni della mediana, imbastendo un inizio di 4-3-3 con Parejo nel vivo del gioco. Già, perchè dopo aver iniziato da attaccante venne trasformato prima in trequartista ("Ma non avevo l'ultimo passaggio e non sapevo giocare nello stretto" ricorda oggi lui) e poi arretrato, dove la sua visione di gioco potesse essere sfruttata al meglio. A fine anno giocherà 31 volte e segnerà quattro gol. Oggi, con lo stesso numero di presenze, i gol sono dodici. Questo perchè Parejo è un giocatore maturo e trasformato, alla soglia dei 26 anni, in un vero e proprio leader della mediana. Nuno gli ha affidato anche la fascia di capitano dopo le varie partenze estive, e lui non ha deluso. Gioca indifferentemente in ogni ruolo del centrocampo a tre, si trova a meraviglia con André Gomes e soprattutto con Enzo Perez, gioca le due fasi con intelligenza tattica e - finalmente - ha imparato anche a segnare.

Peter Lim, nuovo proprietario della società da poco più di un anno, lo stima tantissimo; tanto che, si dice, in estate abbia rifiutato un'offerta monstre dell'Atletico Madrid per permettere a Parejo di vestire finalmente la maglia numero 10, la sua preferita. Ma è a Palermo che ci si starà mangiando le mani da un po' di tempo, visto alcuni anni fa Zamparini stava per portarlo in Sicilia prima di ripiegare su Javier Pastore. Col senno di poi, avrebbero fatto comodo entrambi.

2 commenti:

  1. Parejo lo seguo dai tempi del Getafe, vedrete che tra un anno o due avrà una valutazione sopra i 15 milioni...

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    1. Ciao :)

      In realtà sembra che il Valencia ne chieda più di 20. Talento totale comunque per me. Lo vedrei bene in Premier League.

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