giovedì 7 maggio 2015

La dinastia Batshuayi


Al momento, lo Standard Liegi non naviga in buone acque. Non è per nulla un buon momento, e sembrano passati anni da quando il buon José Riga, che non è più tanto sicuro della sua posizione, poteva schierare Michy Batshuayi consapevole che l’avrebbe buttata dentro. 

Negli ultimi anni, il Belgio è diventato vetrina di talenti per i migliori club europei, che spesso pescano dalle squadre di Pro League. Non c’è nessun team militante nella prima divisione che non abbia almeno due o tre giovani che possono crescere e farsi strada sotto i riflettori del grande calcio. Lo Standard Liegi, da sempre non solo ai vertici del calcio belga, ma anche trampolino di lancio per molti prospetti di purissima qualità, è probabilmente seconda solo all’Anderlecht come miglior settore giovanile. E la storia che vi stiamo per raccontare parte proprio da qui: dalla cantera dell’Anderlecht. Michy Batshuayi inizia a tirare i primi calci ad un pallone per strada. Nato in una famiglia di amanti del calcio, inizia a giocare fin da subito in alcuni club locali, finché, dopo qualche anno con l’FC Bruxelles, viene notato dagli abili osservatori dell’Anderlecht. 

Alla base del successo con i giovani dei "Les Mauve et Blanc” vi sono due principi fondamentali: la disciplina e la dedizione. Ma al giovane Michy, centravanti rapido e dal piede quasi perfetto, non piace ricevere ordini da nessuno: il suo carattere irascibile e imprevedibile, il suo voler sempre essere al centro delle attenzioni dei suoi compagni e il suo egoismo palla al piede, lo porteranno presto ad essere allontanato dall’Anderlecht. Yannick Ferrara, all’epoca allenatore della squadra giovanile dell’RSCA, lo definirà indisciplinato e controproducente per i compagni, prima di mandarlo via definitivamente. L’ancora giovanissimo attaccante non molla, è consapevole del suo talento, e già un’altra squadra di JPL ha messo gli occhi su di lui, ma prima di contattarlo, preferisce lasciar passare del tempo. Batshuayi gioca un ultimo anno con il Bruxelles, poi arriva la grande chiamata: lo Standard Liegi, incurante della fallimentare esperienza con i BiancoMalva, ha deciso di concedergli una possibilità. Ha appena 18 anni quando viene fatto esordire in prima squadra, raccogliendo subito i frutti del suo talento: 9 gol il primo anno, 15 il secondo e ben 25 l’ultimo anno con la maglia del Liegi. Media gol assurda, velocità, piede e fiuto del gol, somiglia molto ad Aguero ma in patria viene paragonato a Lukaku; viene notato dal tecnico di un club importante, che cerca proprio un attaccante come lui: si tratta del Marsiglia di Bielsa. Fin dall’inizio della stagione, complice anche la forma straordinaria di Gignac, il belga viene schierato con il contagocce, ma quando gli viene data la possibilità stupisce, e riesce addirittura a conquistarsi una convocazione con la Nazionale maggiore. 

Al debutto con i Red Devils, subentrato dalla panchina, segnerà un gol che convincerà definitivamente tutti: è l’ennesimo talento belga sfornato negli ultimi anni, e può fare tantissima strada. Tra l’altro, se in Francia sono sicurissimi di aver trovato un prospetto da paura, ai box di partenza in Belgio, è già pronto a partire un altro centravanti. Nelle vene di Aaron Leya Iseka scorre lo stesso sangue di Batshuayi: è il fratello minore, di appena 17 anni. A differenza del fratello maggiore, Aaron è riuscito a mantenere il suo posto nelle giovanili dell’Anderlecht, ed è già stato integrato in prima squadra sebbene non abbia ancora esordito in Jupiler League. Ma al centravanti, dotato di un grande feeling con la porta e soprattutto velocità di gambe e rapidità di pensiero, importa soltanto continuare sulla sua strada, nell’Anderlecht Under 21, segnando il più possibile. Sebbene Bielsa ci stia già facendo qualche pensierino e pare che Mourinho abbia già contattato il club per un diritto di prelazione, Leya Iseka non si fa influenzare e continua a giocare con la tranquillità e la passione che hanno sempre caratterizzato lui e il fratello.

Con una carriera davanti, hanno ancora entrambi tanto da dimostrare, ma se son rose fioriranno, e noi siamo convinti che la loro primavera è vicinissima.

Alessandro Piccolo
@calciobelga 
@ale_mitro45

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